Bruxelles – La Polonia fa marcia indietro. Niente organismo di controllo dei giudici, esattamente come vuole l’Unione europea. “Scioglieremo la Camera disciplinare così come opera attualmente“, l’annuncio del presidente del partito Diritto e giustizia (PiS), Jarosław Kaczyński, capo del partito Legge e giustizia (PiS) e vice primo ministro polacco in un’intervista con l’agenzia di stampa statale PAP. “In questo modo scomparirà l’oggetto della controversia” con l’Unione europea, assicura.
La riforma della giustizia voluta in Polonia è stata bocciata dalla Corte di giustizia dell’UE, che ne ha intimato la sospensione e che ha visto l’esecutivo comunitario imporre l’ultimatum a rispettare la sentenza entro il 16 agosto, minacciando sanzioni economiche in caso contrario. Alla fine le pressioni europee, unite anche al fronte critico interno alla Polonia, producono i loro frutti.
Il governo di Varsavia, annuncia Kaczyński, presenterà le sue prime proposte di riforma della Camera disciplinare per i i giudici a settembre. Nell’esecutivo nazionale malumori comunque non mancano. Il ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, del partito Polonia Unita, non nasconde il suo disappunto. “Sono uno strenuo oppositore del ricatto illegale dell’Unione europea compiuto per mezzo della Corte di giustizia”. Quindi minaccia di lasciare il club a dodici stelle. “La convinzione che l’UE sia un buon zio e ci dia soldi, e che dovremmo accettare tutte le sue richieste a tutti i costi, è propaganda e falsa”, e dunque la Polonia dovrebbe restare all’interno dell’UE “ma non ad ogni costo”.