Bruxelles – “A meno che non ci siano riduzioni immediate, rapide e su larga scala delle emissioni di gas serra, limitare il riscaldamento a circa 1,5°C o anche 2°C saranno irraggiungibili“. La comunità scientifica internazionale non produce buone notizie per il pianeta e i loro governo. L’ultimo rapporto del Panel intergovernativo per i cambiamenti climatici (IPCC) mostra che si è prossimo al punto di non ritorno, e che i cambiamenti climatici rischiano di essere irreversibili.
Il rapporto mostra che le emissioni di gas serra delle attività umane sono responsabili di circa 1,1°C di riscaldamento dal 1850-1900 e rileva che, “in media nei prossimi 20 anni, la temperatura globale dovrebbe raggiungere o superare 1,5°C di riscaldamento”. A meno di un cambio di passo che non riguardi tutti. Altrimenti fenomeni estremi, prima fra tutti siccità e scioglimento dei ghiacci, saranno ciò con cui l’umanità tutta dovrà fare i conti.
“l cambiamento climatico sta già influenzando ogni regione della Terra, in diversi modi“, mette in guardia Panmao Zhai, co-presidente del gruppo di lavoro I dell’IPCC. Se non si fa nulla ora, “nei prossimi decenni” dappertutto saranno problemi. Per 1,5°C di riscaldamento globale, ci saranno ondate di calore crescenti, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. A 2°C di riscaldamento globale, gli estremi di calore raggiungerebbero più spesso soglie di tolleranza critiche per l’agricoltura e la salute, mostra il rapporto.
GLI SCENARI
Ci sono implicazioni di varia natura, prime fra tutte il cambiamento del ciclo dell’acqua, quale effetto dei cambiamenti climatici. Ciò comporta precipitazioni più intense e relative inondazioni, nonché siccità più intense in molte regioni.
Legato a questo primo aspetto è il cambio dei modelli delle precipitazioni. Ad alte latitudini, “è probabile” che le precipitazioni aumentino, mentre si prevede che diminuiscano su gran parte delle zone subtropicali. Sono previsti cambiamenti nelle precipitazioni monsoniche, che varieranno in base alla regione.
Con l’aumento delle temperature e lo scioglimento dei ghiacci d’alta quota, le aree costiere vedranno un continuo innalzamento del livello del mare per tutto il 21° secolo, contribuendo a inondazioni costiere più frequenti e gravi nelle aree pianeggianti e all’erosione costiera. Eventi estremi del livello del mare che in precedenza si verificavano una volta ogni 100 anni potrebbero verificarsi ogni anno entro la fine di questo secolo.
Inoltra, avverte il comitato scientifico dell’ONU, “un ulteriore riscaldamento amplificherà lo scongelamento del permafrost” e la perdita della copertura nevosa stagionale, lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali e la perdita del ghiaccio marino artico estivo.
Per quanto riguarda mare e oceani, si prevedono diversi effetti catastrofici: riscaldamento, ondate di calore marine più frequenti, acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno. Questi i cambiamenti colpiscono sia gli ecosistemi oceanici che le persone che fanno affidamento su di essi, e continueranno almeno per il resto di questo secolo.
La vita rischia di cambiare anche nelle città. Qui alcuni aspetti del cambiamento climatico “possono essere amplificati”, compreso il calore (dato che le aree urbane sono generalmente più calde dei loro dintorni), le inondazioni dovute a forti precipitazioni e l’innalzamento del livello del mare nelle città costiere.
TEMPO DI AGIRE
“Le prove sono inconfutabili: le emissioni di gas serra stanno soffocando il nostro pianeta e mettendo in pericolo miliardi di persone“, avverte il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “Il riscaldamento globale sta interessando ogni regione della Terra, con molti dei cambiamenti che stanno diventando irreversibili. Dobbiamo agire con decisione ora per evitare una catastrofe climatica”.
Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, offre la massima sintesi di rapporto e situazione. “Codice rosso per il pianeta”. Vuol dire “conseguenze per tutti i continenti”, compreso quello europeo.
“Non è rimasto tempo per limitare il riscaldamento globale ed evitare cambiamenti disastrosi alla vita sul nostro pianeta, ma possiamo riuscirci”, fa eco Charles Michel. Il presidente del Consiglio europeo ricorda che “l‘UE ha aperto la strada alla neutralità climatica 2050″ attraverso le sue politiche di sostenibilità. “È una sfida ma anche un’enorme opportunità per un mondo migliore, più giusto e più prospero”.
Proprio all’Europa si rivolge CAN Europe, l’ombrello di ONG ecologiste. “L’Europa deve intensificare la riduzione delle emissioni, dato che la temperatura aumenta più rapidamente del previsto verso tassi catastrofici”, l’invito di Wendel Trio, direttore dell’organizzazione. “I piani attuali sono insufficienti per mantenere entro il 2030 il limite di 1,5°C concordato nell’accordo di Parigi”, e la relazione dell’IPCC “aggiunge ulteriore peso al necessità per i legislatori europei di trasformare il pacchetto legislativo e climatico “Fit for 55″ in una serie di politiche e misure adatte a 1,5°C”.
Richieste che rischiano di trovare il muro dell’industria, già critica nei confronti delle politiche europee e in materia, e su cui ricadrebbero gli oneri maggiori. Intanto Coldiretti lancia l’allarme per il made in Italy e il futuro dell’agricoltura. “L’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che è più che preoccupante per l’economia agricola di buona parte d’Italia compresa la valle del Po dove si concentra il 35% della produzione, fra pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, oltre ad allevamenti da latte e produzione di formaggi”.