Bruxelles – Artisti britannici, in particolare i musicisti e i performer, in rivolta da mesi contro il governo di Boris Johnson sono adesso ai ferri corti con l’esecutivo, accusato di fare annunci puramente “politici” invece di risolvere la questione centrale che la Brexit ha posto: la chiusura della possibilità di fare tournée nell’Unione europea.
Organizzatori e sindacalisti del settore si sono scagliati contro un annuncio dell’esecutivo giudicato una bufala, un annuncio “senza senso” e su un fatto noto da mesi, che non risolve i loro gravi problemi nati dalla Brexit e legati alla possibilità di organizzare tour senza dover avere un visto di ingresso nell’Unione.
Il Dipartimento per il digitale, la cultura, i media e lo sport (DCMS) del governo nei giorni scorsi ha rilasciato una dichiarazione intitolata: “Viaggi a breve termine senza visto consentiti in 19 Stati membri dell’Unione”, nella quale si spiega che non servono visti o permessi di lavoro per viaggi di breve durata in 19 Paesi. Però David Martin, amministratore delegato della Featured Artists Coalition, come riporta il quotidiano Guardian ha affermato che non è cambiato nulla rispetto al passato: “Sapevamo tutto questo già a gennaio. L’idea che il governo abbia fatto qualcosa di fantastico o che abbia ottenuto delle concessioni non è corretta. L’annuncio non è una nuova informazione per l’industria musicale”.
Il problema, ha spiegato Martin, sono le regole diverse in ciascuno di quei 19 Paesi, il che rende complicatissima l’organizzazione di un tour, per il quale si muovono decine di persone
“Mi sento frustrato e molto, molto preoccupato per il futuro della nostra industria e per la possibilità di fare tournée in Europa – ha detto Martin -. È di gran lunga il nostro mercato più grande… è quattro volte più grande del mercato statunitense, per gli artisti britannici è enorme”.
Horace Trubridge, il segretario generale dell’Unione dei musicisti commenta che questo annuncio “sembra essere un gesto politico piuttosto che un nuovo sviluppo solido”, poiché questi accordi già esistono da tempo. “Vorrei essere più generoso, ma è difficile”, ha aggiunto Trubridge.
Live, la federazione che rappresenta l’industria della musica dal vivo, ha affermato che la dichiarazione ha solo chiarito la posizione esistente di un certo numero di Stati membri.