Bruxelles – L’Ungheria è pronta a riconsiderare la sua appartenenza all’Unione europea. Potrebbe uscire, di sua spontanea volontà. L’ultima minaccia che arriva da Budapest adesso è una Ungrexit volontaria. Una provocazione, ma che dà comunque il senso del dibattito in corso e la considerazione che lo Stato dell’est ha del progetto europeo. Parlando all’emittente ATV il ministro delle Finanze Mihaly Varga non ha fatto mistero dell’opportunità e dell’opportunismo dietro l’ingresso nel club a dodici stelle.
“Se si domandasse di votare sulla permanenza nell’UE nel 2021, io sarei tra quelli che voterebbero ‘sì'”, premette. Quindi affonda. “Ma entro la fine del decennio, quando secondo i nostri calcoli saremo diventati contribuenti netti dell’UE, la domanda potrebbe assumere un’altra prospettiva, soprattutto se gli attacchi da Bruxelles sui valori dovessero continuare”.
L’Ungheria dunque mostra una volta per tutte le carte in tavola: è in Europa per prendere ciò che può e fare quel che vuole. Una linea che certamente non piacerà a molti dei partner, Paesi Bassi e Portogallo su tutti, che già hanno esortato Budapest a seguire l’esempio del Regno Unito e lasciare per sempre l’Unione europea.
Le parole del ministro delle Finanze ungherese chiariscono che finché l’Ungheria resterà un beneficiario netto (situazione in cui il contributo finanziario al bilancio comune è minore dei ritorni economici attraverso le politiche comuni) allora ci sarà una motivazione valida per restare. Quando il Paese inizierà ad avere un saldo negativo tra contributi al bilancio ed erogazioni europee, la convenienza dell’appartenere all’Europa finirà. Un’uscita che rischia di compromettere irrimediabilmente i rapporti con Budapest.