La Francia ha scelto come affrontare il nuovo anno scolastico nella convivenza con il virus. Ad annunciarlo il Ministro dell’Istruzione francese Jean-Michel Blanquer intervistato da radio France Info.
Il protocollo sanitario per il rientro scolastico in Francia punta su scenari differenti corrispondenti ai diversi livelli di circolazione del virus. Resta fermo che “bisognerà vedere a fine agosto a che punto sarà la circolazione del virus”.
E’ però un dato di fatto che nell’ultimo anno, nonostante la pandemia, in Francia le scuole siano rimaste chiuse per sole tre settimane.
Materne e elementari
Il primo elemento fondamentale è il fattore anagrafico. Dal 15 giugno infatti è partita la vaccinazione dei ragazzi dai 12 anni di età. Sarà quindi possibile valutare in modo differente gli scolari delle elementari dagli studenti di scuole medie e superiori.
Per gli scolari delle elementari, resta in vigore la logica che prevede, in presenza di un caso positivo, di sospendere i corsi in presenza per l’intera classe. La chiusura sarà di 7 giorni al primo caso di Covid, come già avveniva nell’anno scolastico 2020-21.
Sempre in questo scenario, si prevede il ricorso a 600 mila test di controllo settimanali e resteranno in vigore le comunicazioni tempestive alla popolazione scolastica coinvolta.
Medie e superiori
Diversa la strategia per i più grandi: nelle scuole medie e nei licei, “se verrà identificato un caso in una classe, gli studenti vaccinati potranno continuare a frequentare, quelli non immunizzati dovranno seguire a distanza le lezioni”. Questo implica la comunicazione alle scuole dell’avvenuta o meno vaccinazione da parte dei ragazzi.
L’obiettivo resta quello delle lezioni in presenza, soprattutto grazie alla campagna vaccinale. La volontà è quella di aumentare il numero degli immunizzati entro fine ottobre, studenti e personale scolastico.
A questo fine si prevedono tra i 6 mila e i 7 mila centri di vaccinazione allestiti all’interno o vicino alle scuole medie e ai licei. Al momento, il 31% dei 12-17enni ha ricevuto la prima dose e l’80% circa degli insegnanti è stato vaccinato.
“Se si è vaccinati non si rischia di continuare a contaminare gli altri. Il mio obiettivo è quello di mantenere le scuole aperte e fare in modo che i bambini e gli adolescenti in Francia vadano il più possibile a scuola”.
Il ministro ha anche escluso, per il momento, il ricorso alla vaccinazione obbligatoria per gli insegnanti: “A questo punto, non ci sembra indispensabile. La percentuale dei professori vaccinati è molto ampia, credo che abbia superato l’80%. L’obbligo vaccinale è solo l’ultima risorsa”.
Le reazioni in Francia
Le parole del Ministro sono state accolte con preoccupazione dai sindacati. Pur essendo favorevoli alla vaccinazione di massa, le parti sociali temono “grossi problemi organizzativi”.
In particolare Sophie Vénétitay, segretaria generale del Snes-Fsu, primo sindacato della scuola secondaria, solleva con l’Afp il tema del numero di alunni effettivamente vaccinati. Guardando i dati per fascia d’età, i giovanissimi sono ancora i meno immunizzati.
E soprattutto, si chiede Vénétitay, cosa accadrà “agli alunni di prima media che hanno meno di 12 anni, e quindi ancora fuori dai piani vaccinali”.
Anche la presidente del Rassemblement National, Marine Le Pen, reagisce su Twitter agli annunci del ministro dell’Istruzione francese Jean-Michel Blanquer. “La violenza tranquilla degli annunci del signor Blanquer – ha scritto – che prevede l’esclusione degli alunni minori non vaccinati, tra le altre cose, dalle gite scolastiche, è rivoltante. Come è possibile solo immaginare tutto questo?”.
Ipotesi Italia
Come per il Green pass, l’Italia potrebbe guardare al modello francese per risolvere il problema della scuola e della didattica a distanza. L’argomento sarebbe dovuto entrare nel nuovo decreto Covid, rinviato alla prossima settimana.
L’idea di far svolgere la quarantena in Dad ai non vaccinati in caso di un positivo in classe “è un’ipotesi percorribile ma prima devono cambiare il protocollo sanitario della gestione delle quarantene, elaborato dall’Iss, che risale all’anno scorso”, ha commentato il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli.
Anche la Conferenza delle Regioni guarda con favore a questa linea di intervento e ne valuta l’applicabilità in Italia.