Bruxelles – Una tassa sul carbonio sì, ma variabile. La risposta alla necessità di salvaguardare ambiente ed economia arriva dalla Banca centrale europea. L’organismo di Francoforte propone una soluzione mista nell’ultimo bollettino economico di analisi e ricerca dedicato alla materia. Siccome un aumento del prezzo delle emissioni “può avere un impatto negativo sull’economia a breve termine”, la soluzione della BCE è che “in tempi di crisi la stabilizzazione macroeconomica debba avere priorità sulla protezione dell’ambiente”, mentre “al contrario, durante fasi espansive la riduzione delle emissioni dovrebbe essere la principale preoccupazione”.
L’approccio su cui si punta a Francoforte appare l’unico modo equilibrato di procedere. “Poiché le emissioni nei dati sono fortemente pro-cicliche, la lotta ai cambiamenti climatici si ottiene in modo ottimale aumentando la tassa sul carbonio durante le espansioni“, sostiene l’Eurotower. Così facendo “gli emettitori di carbonio sostengono l’onere di un aumento della tassazione durante i boom, ma non durante le recessioni”.
Giusto imporre tasse sulla produzione carbonio, come ha intenzione di fare la Commissione europea, ma questa tassa deve poter fluttuare. In sintesi, occorre “una carbon tax variabile nel tempo per proteggere l’ambiente salvaguardando l’economia”.
Questo balzello flessibile consente di mettere tutti d’accordo, secondo la BCE. A patto che lo sia anche la politica. Perché le strategie di fissazione di un prezzo del carbonio che basano esclusivamente sui meccanismi di mercato per determinare i prezzi “non sono adatte” ad affrontare la sfida posta dal cambiamento climatico. Viceversa, “le politiche che sostituiscono i meccanismi di mercato fissando un prezzo alle emissioni possono affrontare la causa alla radice del problema”.
Ma la politica, anche se disposta a imporre tasse variabili, potrebbe non essere in grado di leggere la situazione per tempo e in modo efficiente. Secondo la BCE i i vincoli legati a considerazioni di economia politica o la difficoltà di valutare lo stato dell’economia in tempo reale “potrebbero rendere difficile l’attuazione della politica ottimale”. Una possibile soluzione in tal senso sarebbe quella di “delegare questa funzione a un’istituzione indipendente dotata di risorse sufficienti”.