Bruxelles – La ripresa c’è, le materie prime meno. Senza queste ultime, anche la prima viene messa in discussione. L’Europa è alle prese con carenze di materiali fondamentali per la produzione. L’offerta rischia di risentirne e la domanda, di conseguenza, può finire col crollare e stagnare. Le prospettive economiche sono addensate di incertezze, soprattutto per i mesi a venire. A lanciare l’allarme è la Banca centrale europea, nel bollettino economico sui principali risultati dei recenti contatti della BCE con società non finanziarie.
L’Eurotower ha interpellato 63 compagnie chiave attive nel settore non finanziario, tra il 28 giugno e il 7 luglio. I risultati indicano che nonostante “una domanda ancora sostenuta”, allo stesso tempo “la produzione è stata frenata dalla carenza di materiali e componenti”. La carenza più grave riguarda i semiconduttori, che “aveva già influito in modo significativo sulla produzione di autoveicoli, ma si faceva sempre più sentire anche in altri settori dell’industria”. Ma non finisce qui. Molte delle aziende sentite dai servizi della BCE hanno menzionato “carenze di una serie di materiali e componenti”, nonché ritardi nella ricezione di input a causa di colli di bottiglia nel trasporto, in particolare nella spedizione di container. I problemi di approvvigionamento pesano in particolare sui settori manifatturiero e al dettaglio.
A soffrire in particolare l’industria tedesca. Mancano soprattutto microchip per il comparto auto, e ciò ha messo a repentaglio la fiducia delle imprese e le proiezioni di crescita per il 2021. Inoltre un recente sondaggio condotto da Bitkom ha rilevato che il 94% delle aziende tedesche dipende da input importati come i semiconduttori, e che non sarebbe in grado di sopravvivere nemmeno per un breve periodo senza questi prodotti. Inoltre, solo in Germania, a lamentare carenze di materiali è il 64% delle imprese. Numeri che danno l’idea della crisi all’orizzonte. Eurozona ed UE rischiano i contagi di uno stop del motore economico tedesco.
L’economia rischia di avvitarsi pericolosamente su sé stessa. L’offerta non può soddisfare la domanda perché mancano le materie prime, produzione e soprattutto consegna del prodotto finito rischiano ritardi, e un aumento dei costi per la penuria di materiali. Tutto ciò a fronte prospettive salariali moderate.
L’Eurotower non nasconde che permane ancora “una notevole incertezza sulle prospettive” economiche, soprattutto per l’autunno e l’inverno. Dipenderà molto dalle dinamiche globali e dall’evoluzione della pandemia. L’avanzata della variante Delta e di possibili altre versione di Coronavirus.
Anche il settore dell’edilizia denuncia carenza di materiali per le costruzioni. La Federazione europea dell’industria delle costruzioni (FIEC) lamenta un aumento dei prezzi del cemento del 10% in un solo mese, un aumento del 20% dei prezzi del legname è un +15% per il costo del bitume. Tutto dovuto a carenze e alla necessità di ripagare gli effetti del lockdown. Da qui il pericolo che il recovery fund si traduca in un flop. “Se il 30-40% di questi fondi venisse assorbito in strumenti finanziari aggiuntivi per coprire prezzi più alti, sarebbe una vera sciocchezza in quanto non andrebbe nell’economia reale”, avvertono i costruttori.
La situazione si è fatta insostenibile per l’elevata domanda di Stati Uniti e Cina, che stanno lasciando il mercato globale all’asciutto. La situazione è tale che in Lussemburgo il ministro per i Lavori pubblici François Bausch, ha accordato un allentamento nelle scadenze per il settore edile. Vuol dire che lavori di costruzione e ristrutturazione potranno continuare anche oltre l’ultimo giorno concordato senza dover incorrere nelle penali.