Bruxelles – Commozione, orgoglio e speranza. Basterebbe questo per descrivere l’atmosfera che ha avvolto oggi Trento in occasione della cerimonia di conferimento della laurea magistrale a titolo d’onore in “European and International Studies” ad Antonio Megalizzi, il giornalista ucciso a Strasburgo in un attentato terroristico nel 2018. Permeante il tema dell’Europa che è stata e che sarà e il ricordo di chi ha cercato di amplificare il sogno di un’Unione vicina ai cittadini europei.
“Sono passati 30 mesi da quella sera dell’11 dicembre a Strasburgo, quando la città ospitava la plenaria del Parlamento Europeo e viveva un clima di festa natalizia”, ha portato indietro nel tempo le lancette della memoria il presidente dell’Eurocamera, David Sassoli. “La morte di Antonio e di altre quattro persone [tra cui il collega Barto Pedro Orent-Niedzielski, ndr] è una ferita ancora aperta”, che le istituzioni europee e italiane non possono dimenticare, ha sottolineato in un intenso scambio di sguardi con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Perché lui rappresentava il simbolo dell’Unione che vogliamo, vicina ai cittadini, solidale, autorevole“, un’Europa che “cresce con il dialogo e il confronto, le due colonne portanti del nostro sistema democratico”.
Non c’è retorica nelle parole di Sassoli, nemmeno quando ricorda la “missione” del giornalista ucciso a soli 29 anni: “Raccontare, spiegare l’Europa ai giovani come lui, alimentando ogni giorno con il lavoro e la passione il sogno europeo in cui credeva“. Il saluto del presidente del Parlamento Europeo è rivolto soprattutto ad Euphonica e alle reti di radio universitarie con cui il giornalista collaborava, “luoghi aperti di informazione e approfondimento, di scambio di idee e di buona comunicazione”.
Ma non è solo un discorso al passato quello di Sassoli: “Ci piace pensare che Antonio sarebbe stato soddisfatto di come l’Unione ha affrontato la crisi COVID-19″, attraverso azioni “diverse dal passato, come si augurava” e con “programmi pensati per le nuove generazioni”. Ma soprattutto “lo avremmo avuto al nostro fianco anche nella difesa dello Stato diritto e dei valori fondamentali europei“, tema di grande attualità in queste settimane. “La libertà di pensiero, il rispetto di tutte le persone e la tutela della diversità sono principi fondanti della nostra identità”, ha rivendicato con forza il presidente Sassoli: “Se li perdessimo l’UE si troverebbe senza identità e funzioni“.
Rimane solo tra le righe il riferimento a Polonia e Ungheria, attaccate per i loro colpi allo Stato di diritto e all’indipendenza della magistratura: “Il Parlamento Europeo chiede che i nostri Trattati siano tutelati con scrupolo”. L’affondo più duro è però sul tema LGBT+ e sulle procedure di infrazione avviate ieri (giovedì 15 luglio) nei confronti di Varsavia e Budapest: “Quando si negano i diritti o l’accesso al territorio a qualcuno, si mette in discussione il principio stesso di uguaglianza dei nostri cittadini”. Sassoli ha affondato il colpo, sottolineando che “in Europa i diritti di ogni persona sono i diritti di tutti“.
Poi il pensiero è corso subito a Megalizzi e al suo impegno interrotto tragicamente due anni e mezzo fa: “Antonio ci avrebbe aiutato a parlare ai giovani dei nostri diritti“. E di fronte a “intolleranza, odio, minacce terroristiche e ingerenze straniere” ci avrebbe ricordato che “l’Europa è il nostro destino”. O, come diceva lui, che “è la vera chiave del nostro futuro“.
Antonio Megalizzi ha rappresentato il simbolo dell'Europa che vogliamo: vicina, solidale, che cresce grazie al dialogo e al confronto. Non possiamo dimenticarlo.
La sua morte e l'orrore di quell'attentato sono ferite vive nella memoria dell'@Europarl_IT. https://t.co/DJU6VHULzZ pic.twitter.com/UCOs7xbGLB
— Roberta Metsola (@EP_President) July 16, 2021