Bruxelles – Superato il roaming, ora bisogna superare il suo opposto. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene che sia tempo di mettere mano ai costi extra a casa. Il regime di roaming era il servizio che di cui si usufruiva quando ci si trovava all’estero, in Europa. Da uno Stato estero, per chiamare nel proprio Paese con la scheda nazionale, si applicavano costi extra, ora aboliti da giugno 2017 per merito dell’intervento della Commissione europea.
Il CESE accende però i riflettori sul fenomeno opposto: i costi di una chiamata internazionale fatta da casa verso un altro Paese. Qui si continua a pagare il servizio, che si chiede di abolire per creare una “singola zona tariffaria”. La proposta è contenuta nell’opinione alla proposta di revisione del regolamento sul roaming.
La richiesta del Comitato, spiega a Eunews Christophe Lefèvre, il relatore del testo, è di “avere un’unica zona in Europa, cioè poter chiamare alla tariffa locale compresa nel pacchetto non soltanto quando si chiama in roaming, ma anche quando si chiama in Europa dal Paese in cui si è sottoscritto il pacchetto“. Allo stato attuale sono stati cancellati i sovracosti per l’utilizzo del telefono cellulare all’estero, ma restano quelli per l’uso verso l’estero. “Attualmente – continua Lefèvre – bisogna uscire dal Paese in cui si è sottoscritto il pacchetto per beneficiare della tariffa compresa nel pacchetto stesso. Altrimenti la chiamata verso l’altro paese europeo è fatturata extra”.
Una cosa deve essere chiara. Con la proposta del CESE “non si tratta di omologare i costi di tutti gli operatori a livello dell’UE, né di allineare le tariffe di tutti gli operatori, né di creare prezzi uguali per tutti”, ma solo di eliminare i sovracosti che ancora restano per comunicare tra Stati membri dell’Unione europea. E’ aperto il dibattito