Bruxelles – E’ vitale completare il ciclo vaccinale per rendere i quattro vaccini autorizzati in UE (BioNTech-Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson) realmente efficaci anche contro la variante delta del Coronavirus, attestata per la prima volta in India e poi diffusa in Regno Unito e Unione Europea. Durante il periodico briefing con la stampa che si è tenuto oggi (l’ultimo prima della pausa estiva), l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) torna a insistere su questo elemento per vincere la battaglia contro il virus, mentre il Continente si trova di nuovo alle strette con la variante delta.
Non tanto per ora, ma si guarda già all’autunno e l’UE teme una quarta ondata con aumento di casi e soprattutto ospedalizzazioni nonostante i vaccini. “È estremamente importante vaccinare il maggior numero possibile di persone in Europa”, ha detto Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini di Ema, facendo eco a una nota diffusa ieri di concerto con l’ECDC in cui viene ribadita la “vitalità” della vaccinazione come principale arma di lotta al virus.
La delta è tra il 40 e il 60 per cento più trasmissibile rispetto alla prima variante che è state registrata nella UE ed è associata a un rischio più elevato di ospedalizzazione. Il centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie stima che entro la fine di agosto la variante Delta sarà il 90 per cento di tutti i virus SARS-CoV-2 che circolano nell’UE. Ciò rende essenziale per i paesi “accelerare i programmi di vaccinazione”, avvertono all’unisono le due agenzia europee. Tutti e quattro i vaccini autorizzati funzionano bene e hanno altacapacità di protezione, ma essere completamente vaccinati è essenziale.
Troppo presto invece, per parlare di eventuali terze dosi o di vaccini di nuova generazione “adattati” alle nuove varianti. Come aveva già sottolineato, l’EMA sta vagliando la possibilità di approvare l’uso di una dose aggiuntiva per il richiamo rispetto a quelle messe in conto finora per fronteggiare la diffusione del Coronavirus e delle sue varianti. Ulteriori dati saranno raccolti durante l’estate, disponibili per una valutazione dopo la pausa estiva perché per ora “non ci sono ancora sufficienti dati dalle campagne di vaccinazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione del vaccino“. Lo stesso discorso vale per i vaccini cosiddetti di nuova generazione, adattati alle varianti. Tutto rimandato a settembre, anche se Cavaleri ha fatto sapere che c’è effettivamente un dialogo in corso con le case farmaceutiche operative in UE per lo sviluppo di potenziali nuovi vaccini.
Intanto, conferma che entro la fine della prossima settimana dovrebbe arrivare l’esito della valutazione sull’uso del vaccino di Moderna tra i 12 e i 17 anni (finora è somministrato dai 18 anni in su). Come BioNTech-Pfizer, anche il vaccino di Moderna sfrutta la stessa tecnologia mRNA, ovvero usa una molecola chiamata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre la proteina spike, che è naturalmente presente nel SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19. Il vaccino funziona preparando l’organismo a difendersi dalla SARS-CoV-2. Il fatto che i due vaccini facciano uso della stessa tecnologia, fa pensare che l’EMA darà l’ok anche all’uso del vaccino Moderna nei ragazzi senza grandi problemi come ha già fatto per Pfizer.
Cavaleri ha usato la mezz’ora del briefing anche per tornare sulla questione vaccini-disinformazione. Ha insistito nel ribadire che il fatto che “qualcuno abbia avuto un problema medico o sia morto dopo la vaccinazione non significa necessariamente che la morte sia stata causata dal vaccino. Altri motivi, ad esempio problemi di salute sottostanti o emergenti non correlati alla vaccinazione, potrebbero aver avuto un ruolo”. I casi rari di trombosi sviluppati dopo la somministrazione del vaccino Astrazeneca, hanno creato generale allarmismo tanto che gli Stati membri si sono mossi ancora una volta in ordine sparso, bloccando la somministrazione del vaccino e poi ripristinandola e poi ribloccandola per alcune fasce di popolazione. Chiaro che questo non fa bene alla campagna di vaccinazione e anche questo ha contribuito a diffondere panico ed è forse una delle cause per cui ancora diverse fasce di popolazione europea non hanno intenzione di vaccinarsi. Secondo le stime dell’ECDC, il 65 per cento della popolazione europea ha ricevuto almeno una dose mentre il 47 per cento della popolazione è pienamente vaccinata. Il target del 70 per cento entro l’estate non è così lontano ma neanche così vicino se adesso lo scoglio da superare non è più la mancanza di dosi quanto l’intenzione a non vaccinarsi.
C’è chi, come la Francia e la Grecia, sta ricorrendo al green pass per convincere la maggior parte della popolazione che può farlo e non lo ha fatto a vaccinarsi, mentre dalle Istituzioni europee c’è sempre più allarmismo verso gli Stati membri per evitare di arrivare in autunno nuovamente impreparati e nuovamente costretti alla chiusure.