Bruxelles – Niente in contrario, certo, ma le parole “preoccupazione” “vigilanza”, protezione della “concorrenza leale” che spiccano nel comunicato diffuso da BusinessEurope, l’associazione delle Confindustrie europee, dopo la presentazione da parte della Commissione UE del pacchetto “Fit for 55” la dicono lunga su come le imprese dell’Unione tenteranno di puntare i piedi negli anni nei quali il pacchetto dovrà diventare legge europea.
Obiettivo dei 12 provvedimenti presentati oggi è allineare l’arsenale legislativo europeo con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030. Il pacchetto contiene numerose proposte legislative, come la riforma del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE, il meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio (CBAM ) o la direttiva sulle energie rinnovabili. Le imprese europee saranno tutte interessate da questa massiccia riforma.
BusinessEurope, dice la nota, “si impegna a fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero. I nostri milioni di aziende sono pronte a raccogliere la loro parte in questa sfida, con molte opportunità e soluzioni per consentire alla società di decarbonizzare”. Subito dopo la nota sottolinea però che “allo stesso tempo, l’Europa rappresenta solo l’8 per cento delle emissioni globali, mentre i nostri concorrenti gestiscono processi di produzione molto più intensivi in termini di emissioni e sostengono poco o nessun costo del carbonio”. Secondo le imprese europee dunque “man mano che l’Europa aumenta la sua ambizione climatica e le incertezze sui piani di decarbonizzazione dei nostri partner commerciali persistono, questa disparità diventa ancora più netta, garantendo una concorrenza leale e rendendo la protezione contro il carbon leakage più rilevante che mai”.
Il presidente di BusinessEurope Pierre Gattaz ammette che “la direzione indicata dal pacchetto Fit-for-55 è quella giusta e gli strumenti legislativi presentati oggi aiutano a spianare la strada al raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione dell’UE. Questa chiarezza è importante per le decisioni di investimento da parte dell’industria”. Poi però ecco le preoccupazioni: “Il diavolo è nei dettagli, con molti dettagli estremamente importanti per trovare il giusto equilibrio tra l’ambizione climatica e le sfide economiche e tecnologiche”. Dunque gli imprenditori saranno “molto vigili per quanto riguarda, ad esempio, la coerenza tra le diverse misure legislative per evitare una doppia regolamentazione dell’industria europea. È inoltre necessario garantire un’equa distribuzione degli sforzi all’interno della società. Negli ultimi 15 anni, l’industria europea ha già ridotto le proprie emissioni di quasi il 35 per cento”.
Gattaz va oltre e sottolinea che a BusinessEurope restano “preoccupati per i piani della Commissione volti a ridurre l’importo dell’assegnazione gratuita che deve essere ricevuta dai settori coperti dal meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio. Il percorso di riduzione, insieme ad alcune delle questioni aperte sull’efficacia del CBAM, rischia di destabilizzare enormemente le prospettive di investimento per questi settori”.
“Chiediamo ai colegislatori di intensificare i loro sforzi a favore di un ambiente imprenditoriale prevedibile che consenta a tutta l’industria europea di effettuare gli investimenti necessari per la decarbonizzazione”, chiede infine Gattaz.
Jean-Bernard Lévy, Presidente di Eurelectric e CEO del Gruppo EDF, in un’altra nota spiega che “l’elettrificazione diretta è una soluzione molto efficiente per eliminare gradualmente i combustibili fossili e ridurre le emissioni di CO2. I politici devono adottare urgentemente misure chiare e decisive per mettere l’elettricità pulita al centro della trasformazione”.
“Se vogliamo fornire i volumi di elettricità necessari per decarbonizzare la nostra economia, garantendo al tempo stesso resilienza e sicurezza dell’approvvigionamento, avremo bisogno di massicci investimenti in una varietà di tecnologie decarbonizzate, energie rinnovabili, stoccaggio e soluzioni digitali. Ma abbiamo anche bisogno di un quadro normativo di supporto e completo per accelerare l’elettrificazione economicamente vantaggiosa in tutti i settori”, ha concluso il presidente di Eurelectric.
Oliver Zipse, Presidente dell’associazione dei costruttori di auto ACEA e CEO di BMW sostiene che :“Obiettivi climatici ambiziosi richiedono un impegno vincolante da parte di tutte le parti coinvolte. La Commissione europea oggi ha chiarito molto chiaramente che il Green Deal può avere successo solo con obiettivi obbligatori per il potenziamento delle infrastrutture di ricarica e rifornimento in tutti gli Stati membri”. Secondo Zipse “questo sarà essenziale per caricare i milioni di veicoli elettrici che le case automobilistiche europee porteranno sul mercato nei prossimi anni e per fornire una riduzione senza precedenti delle emissioni di CO2 nel settore dei trasporti”.
L’obiettivo di riduzione di CO2 proposto per le auto del 55% entro il 2030 (basato sui livelli del 2021) “sarà molto impegnativo – continua il presidente di ACEA – e richiede certamente un corrispondente obiettivo vincolante per gli Stati membri per costruire le necessarie infrastrutture di ricarica e rifornimento. Inoltre, il nuovo obiettivo di CO2 accelererà in modo significativo la trasformazione strutturale della catena del valore automobilistica, richiedendo un’attenta gestione per ridurre al minimo l’impatto sulla nostra economia e sui posti di lavoro”.
“L’attuale proposta per un taglio ancora maggiore delle emissioni di CO2 entro il 2030 richiede un ulteriore massiccio aumento della domanda di mercato di veicoli elettrici in un breve lasso di tempo”, ha affermato Zipse. “Senza un significativo aumento degli sforzi da parte di tutte le parti interessate, inclusi gli Stati membri e tutti i settori coinvolti, l’obiettivo proposto è semplicemente non praticabile”, ha concluso in una nota.
Philippe Vangeel, Segretario Generale di AVERE, l’associazioone europea per l’elettromobilità ritiene che “il nuovo pacchetto Fit for 55 rivelato oggi contiene passi significativi per rendere l’Europa il leader mondiale nell’elettromobilità, in particolare accelerando il lancio delle infrastrutture di ricarica e stabilendo un’eliminazione graduale dei veicoli a combustibili fossili . Ora esamineremo i modi per rafforzare ulteriormente le politiche proposte, per assicurarci di poter raggiungere l’obiettivo cruciale del trasporto a emissioni zero entro il 2050”.
“Anche se avremmo preferito una soluzione internazionale per il trasporto marittimo, accogliamo con favore la maggiore ambizione climatica dell’UE e riconosciamo che il trasporto marittimo dovrebbe contribuire con la sua giusta parte ad affrontare la crisi climatica, anche a livello dell’UE”, ha affermato Claes Berglund, presidente dell’ECSA, gli armatori europei. L’ECSA sostiene la creazione di un fondo dedicato nell’ambito dell’EU ETS per stabilizzare il prezzo del carbonio, “che è particolarmente importante per i numerosi armatori di piccole e medie dimensioni. È importante sottolineare che i ricavi generati dovrebbero supportare la transizione energetica del settore. ECSA si compiace inoltre del riconoscimento del ruolo dell’operatore commerciale nella proposta di inclusione dello shipping nell’EU ETS. È importante per gli armatori europei che l’operatore commerciale debba sostenere i costi dell’ETS.”
“È della massima importanza che i proventi dell’ETS siano utilizzati per sostenere la decarbonizzazione del trasporto marittimo e non aggiunti ai bilanci generali degli Stati membri”, ha aggiunto Berglund.