Bruxelles – Dodici iniziative per rivoluzionare da capo a piedi la politica climatica dell’Unione Europea. Oggi (14 luglio) la Commissione europea mette sul tavolo l’ambizioso pacchetto ‘Fit for 55’ con una dozzina di misure – tra quelle nuove e quelle che rafforzeranno direttive o regolamenti già esistenti – che nel complesso serviranno a indicare la traiettoria per portare l’UE a ridurre le emissioni del 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, e poi a raggiungere la piena neutralità climatica (emissioni nette zero) entro il 2050. Come prescritto dalla Legge sul clima e dal Green Deal europeo.
Dall’estensione del sistema di scambio quote di emissioni (Ets) ai trasporti e al riscaldamento degli edifici all’imposizione di un prezzo alle frontiere per le emissioni dei beni importati. La Commissione Europea punta su questo piano per mettere in pratica gli obiettivi del Green Deal, con un aggiornamento della maggior parte dell’attuale legislazione europea in materia ambientale, climatica ed energetica che andrà a toccare la maggior parte dei settori dell’economia europea.
“Una roadmap per arrivare alla neutralità climatica, una nuova strategia di crescita per arrivare a raggiungere i nostri obiettivi climatici”, lo definisce la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, presentando il pacchetto climatico in conferenza stampa insieme a tutti i commissari competenti per i settori contemplati: Paolo Gentiloni per l’Economia, Kadri Simson per il comparto energetico, Frans Timmermans per il Green Deal, Janusz Wojciechowski per l’Agricoltura, Adina Valean per i trasporti e Virginijus Sinkevičius per l’Ambiente. Attraverso la Legge sul clima dell’UE, la neutralità climatica non è soltanto un’aspirazione politica, “ma è diventato un obbligo giuridico”, ha ricordato von der Leyen sottolineando che l’UE è il primo continente a presentare una architettura globale per realizzare le sue ambizioni climatiche, con obiettivi e roadmap vincolanti.
“Dare un prezzo al carbonio sarà lo strumento principale” alla base del pacchetto, se pure “con delle compensazioni sociali”, ha spiegato von der Leyen. Il principio è semplice: “le emissioni di CO2 devono avere un prezzo. Un prezzo che incentivi produttori, consumatori e innovatori a scegliere tecnologie pulite e sostenibili. E sappiamo che dare un prezzo al carbonio funziona”, ha detto. Tanto che la Commissione non abbandona il suo attuale mercato del carbonio, ma punta a rafforzarlo e la riforma del sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS) che attualmente copre il settore energetico e industriale e i voli intra UE è uno degli elementi chiave di questo pacchetto.
Sarà esteso al settore marittimo e all’aviazione civile, mentre un sistema separato e complementare estenderà il mercato delle quote anche a trasporti su strada e riscaldamento degli edifici, che finora ne erano rimasti fuori, ma che sono responsabili rispettivamente del 29 e 40 per cento delle emissioni totali dell’UE. Il sistema ETS funziona fissando un tetto di emissioni totali che devono ridursi anno dopo anno, mentre le aziende possono acquistare e scambiare permessi di emissione in modo che il totale non superi mai il tetto massimo. Dal 2005, quando è stato introdotto, il sistema è su una traiettoria di riduzione delle emissioni del 43 per cento entro il 2030, e dunque la Commissione punta a un rafforzamento per arrivare a una riduzione di almeno il 60 per cento entro dieci anni.
Per controbilanciare queste novità, von der Leyen ricorda che ci saranno compensazioni sociali. La revisione dell’ETS si lega la nascita di una innovativa ‘Climate action social facility’, ovvero un “fondo sociale” pensato per andare incontro ai cittadini e famiglie da eventuali aumenti dei prezzi sui carburanti o il riscaldamento degli edifici nel momento in cui entrerà in vigore l’ETS per questi settori. Innovativo perché è la prima misura con cui l’UE cerca di affrontare il problema della povertà energetica, con cui combattono circa 35 milioni di europei che non sono in grado di mantenere le proprie case adeguatamente calde d’inverno o adeguatamente fresche d’estate, o anche solo di pagare le bollette e di accedere ai servizi energetici di base. Il fondo sarà pre-finanziato dal Bilancio comunitario, ma quando entrerà in vigore il nuovo ETS il 25 per cento delle entrate che arriveranno dal nuovo mercato del carbonio per strade ed edifici – che sarà introdotto gradualmente dal 2026 – saranno destinate a questo “meccanismo climatico sociale”, mentre il resto delle entrate andrà agli Stati membri o al rafforzamento di alcuni fondi europei (come il fondo di modernizzazione).
Tra gli elementi più innovativi, sicuramente il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), nota banalmente come tassa sul carbonio alle frontiere anche se la Commissione precisa che non sarà il principale contributo alle nuove risorse proprie dell’Unione europea. Non una tassa, bensì una misura ambientale” e di diplomazia climatica, precisa in conferenza stampa il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ricordando che se l’ambizione climatica dell’Ue è fondamentale altrettanto lo è lavorare a una cooperazione globale per prezzare le emissioni e portare gli emettitori a ridurle. Nei fatti il regolamento – da far entrare in vigore gradualmente dal 2026 – costringerà le imprese internazionali di alcuni settori (inizialmente cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità, ferro e acciaio) a pagare per le emissioni da loro prodotte se vogliono importare i loro beni in Europa.
“Non c’è tempo da perdere, il pianeta non vive più in equilibrio con la natura”, avverte il responsabile per il Green Deal, Frans Timmermans, riassumendo così le nuove misure appena introdotte: “bisogna premiare chi decarbonizza le proprie attività, e dare un prezzo a chi inquina”. Raggiungere la neutralità climatica entro “il 2050 non è possibile senza una rivoluzione energetica e senza dare un impulso all’uso di energie rinnovabili”, ha aggiunto la commissaria per l’Energia Kadri Simson, ricordando che nel pacchetto è previsto un aggiornamento della direttiva sull’uso di energia da fonti rinnovabili, per portare la quota complessiva di energia pulita al 38-40 per cento (dall’attuale 32 per cento), e della direttiva sull’efficienza energetica e sulla tassazione dell’energia.
Il pacchetto si concentra anche sui trasporti, fissando il 2035 come termine ultimo per smettere di immettere sul mercato auto con motori diesel o benzina nel regolamento per nuovi standard sulle emissioni di CO2 di auto e furgoncini, per un “parco auto verso le emissioni zero”. Tutte le nuove auto immatricolate a partire dal 2035 dovranno essere a zero emissioni”, spiega la commissaria Valean, promettendo uno sforzo per aumentare le infrastrutture di ricarica per incentivare l’uso di mobilità elettrica.
Dai trasporti all’energia, l’ambizione del pacchetto è innegabile, almeno a parole, anche se nella pratica rischia di dover fare i conti con le reticenze delle lobby che gravitano intorno a Bruxelles o degli stessi Stati membri che potrebbero cercare di annacquare o ritardare l’attuazione di questo piano in quello che sarà un lungo e potenzialmente travagliato processo di approvazione. Ne è consapevole la stessa von der Leyen, che chiude la sua presentazione ammettendo che “un cambiamento” di questa portata “non è mai facile: qualcuno ci dirà che andiamo troppo veloci, altri ci diranno che l’ambizione è ancora troppo timida”. Ma qualcuno doveva pure iniziare a farlo.