Bruxelles – Cosa fare dopo, dove andare, e come vestirsi, che in Belgio può essere giorno di pioggia o vento, o entrambi, e quando il sole va dormire le temperature scendono. Maglia azzurra e felpina, e la voglia di fare festa. La partita vista da amici, al ristorante, davanti allo schermo montato all’ingresso dei locali, in giro per la città. Una città tutta azzurra, fatta di tifosi e simpatizzanti, curiosi, delusi costretti a scegliere chi tifare tra due squadre non del cuore. Come i belgi, tra i favoriti per la vittoria finale e invece fuori dal torneo ai quarti di finale, con l’Italia.
Bruxelles, che di italiani ufficialmente residenti ne conta più di 30mila, esplode di suoni, urla, clacson, cori, e persino mortaretti quando Donnarumma compie la parata decisiva, quella che consegna la coppa dopo 53 anni, ridisegna ordini sportivi e sociali. Festeggiamenti in ogni angolo della città. Il Roma Club Bruxelles, per l’occasione, ha trasformato il pub di riferimento di place de Londre, nei pressi del Parlamento europeo, in ‘casa Italia’. La finale e il fischio finale hanno sospeso il tempo, facendo dimenticare l’infortunio del giallorosso Spinazzola e l’arrivo di Mourinho. Per un attimo non è tempo di special one, quanto di special ones, vestiti d’azzurro.
Si resta incollati agli schermi per seguire la premiazione, e poi via. In auto, a dar vita a caroselli di suoni e colori, e nelle piazze. Un grande numero di italiani si ritrova a place Flagey, zona di benessere e movida. Gli stagni a Ixelles riflettono le luci delle notte, fatte di bandiere tricolori. Le forze dell’ordine hanno il non facile compito di evitare assembramenti, ma gli italiani non possono non festeggiare. La polizia usa l’arma della tolleranza e della comprensione.
A Saint-Josse un’auto sfila davanti a tifosi italiani sul marciapiede, con le bandiere sventolanti e festanti. La pattuglia rallenta, accende sirena e le luci sul tetto, di colore azzurro, e sfila via, con gli italiani che approvano il gesto aumentando d’intensità il concerto di trombette.
A Saint-Gilles la festa esplode nel già di suo vivissimo Parvis, la piazza dei locali. La Louvre, uno di questi, è gestito da un belga di origini italiane, Romolo. Qui è festa grande. “Bisognerebbe stare in Italia, adesso”, confida uno dei tantissimi dei presenti. Anche la nazionale può instillare quel senso di nostalgia e lontananza, in un emigrato. L’intera area è gremita di gente festante, che canta l’inno di Mameli e il classico coretto tipico di questa manifestazione.
“Po po po po po po po” si canta anche a Place Jourdan, a pochi passi da Consiglio e Commissione UE, punto di ritrovo saltato all’attenzione della cronaca internazionale quando i leader hanno deciso di concedersi un cartoccio di patate fritte alla Maison Antoine durante una della pause di lavoro del vertice dei capi di Stato e di governo. Tra una birra e una patatina è festa, tutta italiana. Caroselli, trombette, gente festante, che salta, urla, si abbraccia.
Gli italiani si appropriano della città, complice anche l’assenza di molti locali già in vacanza. Se in Italia si va al mare ad agosto, in Belgio si chiude tutto o quasi a luglio. La festa si sposta in centro, alla Grand Place. Vestire il mannekenpis di tricolore non si può, e allora si tappezza d’Italia tutto ciò che si può. Per tutta la notte. Il tricolore nero-giallo-rosso del Belgio è stato affiancato e sostituito da quello verde-bianco-rosso del Belpaese. Per gli expat bello davvero, oggi più che mai.