Bruxelles – L’Unione Europea deve “consolidare la propria coesione interna, fare in modo che progressi come l’introduzione del Next Generation EU o il Green Deal non siano temporanei ma diano vita a un cambiamento strutturale” per l’UE. Ad affermarlo è il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, aprendo i lavori dell’evento di celebrazione per i 55 anni dell’Istituto affari internazionali (IAI) organizzato oggi (8 luglio) a Roma. La pandemia e le sue conseguenze offrono l’occasione di “elevare il profilo globale dell’Italia e dell’Unione europea”, ma per farlo occorre che l’UE sia disposta a parlare con una voce sola.
Il ministro ha rilevato come la pandemia di Covid-19 abbia accentuato disuguaglianze e vulnerabilità, accelerando alcuni processi, “come la digitalizzazione e la ricerca scientifica”, ma anche rallentandone altri, come la mobilità internazionale di persone e merci. C’è però la consapevolezza che l’uscita dalla crisi passi unicamente attraverso un multilateralismo efficace. “La collaborazione è l’unica via per uscire da questa crisi e prevenirne altre”, afferma di Maio. E l’impegno dell’Italia è chiaro e coerente, e in sostanza sposa la linea dell’atlantismo. “L’Italia è un Paese fondatore dell’Ue, con una chiara vocazione atlantica, e in questo contesto deve lavorare per una azione coerente e coesa con i propri partner euroatlantici”, ha spiegato.
Ma per migliorare la sua posizione sullo scacchiere internazionale, l’Unione europea, secondo Di Maio, deve saper offrire una visione di “società inclusiva ed equa”. Partendo da un miglioramento della propria coesione interna dando vita a “un cambiamento strutturale” attraverso riforme consistenti come il Next Generation Eu, il fondo temporaneo di ripresa che consente in maniera inedita alla Commissione di andare sui mercati e contrarre debito comune, usando come garanzia le risorse del bilancio comunitario. La crisi è inedita e porta con sé misure altrettanto straordinarie, ma non per questo non si deve pensare che non possano rientrare nell’ordinario e quindi anche modificare l’Unione dall’interno.
“E’ poi essenziale coinvolgere più direttamente i cittadini europei, a partire dai giovani”. Ricorda il ruolo che giocherà in questo la Conferenza sul futuro dell’Europa, “un’opportunità in questo senso”. Una voce coesa e unitaria serve anche “sui principali dossier geopolitici”, nonostante in seno al Consiglio ci siano diverse sensibilità che rendono difficile credere che l’Unione possa avere una politica estera comune. Ma da ministro degli Esteri, Di Maio ribadisce l’impegno dell’Italia sull’ingresso dei Balcani Occidentali nell’Unione Europea e “una loro maggiore integrazione nella NATO”. Se la linea sposata da Di Maio è la proiezione dell’Italia al fianco dei partner euroatlantici, è anche necessario il dialogo con i principali altri partner globali, Cina e Russia in primis. Da Pechino e Mosca “ci separano evidenti divergenze sui valori o di posizioni su singoli dossier”. Ma nonostante questo “siamo chiamati a sviluppare con loro un dialogo “franco, pragmatico e costruttivo” su diversi temi di rilevanza internazionale condivisa. Cita crescita economica sostenibile, ma anche cambiamenti climatici e transizione energetica. Sappiamo che da sola l’Unione Europea non riuscirà a centrare gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima.
Nell’intervento del ministro in quota 5 stelle c’è spazio anche per il clima e i cambiamenti climatici, che avranno un ruolo importante per l’Italia alla guida di turno del G20 e anche come co-presidente della COP26 di Glasgow, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà dal 31 ottobre al 12 novembre in Scozia, sotto la guida di Boris Johnson. I “cambiamenti climatici sono una minaccia strutturale per l’economia e la società e vanno affrontate con il massimo impegno, lo dobbiamo alle future generazioni e quelle presenti. Il legame tra transizione energetica e clima sarà un aspetto caratterizzante del G20”, promette. E’ proprio il G20 – a detta di Di Maio – il luogo in cui
Italia e Unione europea possono dettare i livelli di ambizione globale dimostrando con il loro esempio la sostenibilità socio economica della transizione ambientale. E quindi esortare anche gli altri partner globali ad avere gli stessi standard.