Bruxelles – Dopo diciott’anni, e dopo un paio d’anni di frustranti tentativi di rispettare la regola che si era imposta, la Banca centrale europea abbandona la rigida linea “tedesca” dell’inflazione “prossima ma inferiore al 2 per cento”. D’ora in poi sarà cifra tonda, il 2 per cento, e sopra o sotto quel numero tutto è “indesiderabile”, ma si potrà, magari per qualche tempo, tollerare anche un superamento.
Nella Strategy Review della sua politica monetaria presentata oggi (8 luglio) dal Consiglio Direttivo, il nuovo obiettivo è posto nel medio termine: “L’impegno del Consiglio direttivo verso questo obiettivo è simmetrico – afferma una nota -. Simmetria significa che il Consiglio direttivo considera le deviazioni negative e positive da questo obiettivo ugualmente indesiderabili”. A giudizio dell’Eurotower “quando l’economia sta operando vicino al limite inferiore dei tassi di interesse nominali, è necessaria un’azione di politica monetaria particolarmente energica o persistente per evitare che diventino radicate deviazioni negative dall’obiettivo di inflazione. Ciò può anche implicare un periodo transitorio in cui l’inflazione è moderatamente al di sopra dell’obiettivo”.
Questa revisione “pone solide fondamenta che ci guideranno nel condurre la politica monetaria negli anni a venire”, assicura la presidente della BCE Christine Lagarde, precisando che il 2 per cento a questo punto non più una “soglia massima”.
Commentando la notizia a Venezia a margine del G20 (il 9 luglio), il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni ha detto che l’esecutivo europeo “apprezza che abbiano stabilito questo target di inflazione del 2 per cento, che porta chiarezza nella discussione”.
Nella nuova strategia i tassi di interesse “restano il principale strumento di politica monetaria”. Altri strumenti, come la forward guidance, l’acquisto di attività e le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, “che nell’ultimo decennio hanno contribuito a mitigare i limiti generati dai tassi bassi”, rimarranno “parte integrante del toolkit della BCE, da utilizzare in maniera adeguata”.
Inoltre, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo “resta la misura appropriata per valutare la stabilità dei prezzi”. Tuttavia, la banca riconosce che l’inclusione dei prezzi delle case “rappresenterebbe meglio l’inflazione rilevante per le famiglie”, e che è “un progetto pluriennale” della BCE.
Il clima e la politica monetaria
Valutato che il cambiamento climatico “ha profonde implicazioni per la stabilità dei prezzi”, nelle valutazioni della Banca centrale europea, come ampiamente annunciato nei mesi scorsi, saranno “incorporare ulteriormente le considerazioni sui cambiamenti climatici nel suo quadro di politica monetaria” per approfondire la capacità analitica “di modellistica macro-economica, statistica e politica monetaria in relazione ai cambiamenti climatici”.
Soddisfatte le associazioni ambientalista. Secondo Julia Krzyszkowska, dell’ONG 350.org, “la BCE sta inviando un segnale chiaro: l’era del finanziamento dei combustibili fossili sta rapidamente volgendo al termine. Ora è tempo che le banche private e gli investitori si mettano al passo con urgenza e taglino i loro legami con l’industria tossica del carbone, del petrolio e del gas”.