Bruxelles – La situazione non è quella immaginata. I contagi da variante Delta avanzano, mentre le vaccinazioni procedono a ritmi meno serrati del preventivato. Ufficialmente non è ancora nuova emergenza, ma in Commissione si inizia a respirare aria viziata. Viziata da ritardi, da promesse non mantenute, qualcosa che sembra non funzionare. Stella Kyriakides striglia i governi. “Gli Stati membri devono intensificare gli sforzi di vaccinazione”. La commissaria per la Salute lancia il suo messaggio in occasione della tavola rotonda con il governo greco.
“Quando si tratta di vaccinazione, ci stiamo muovendo nella giusta direzione, ma non siamo ancora dove vogliamo essere“. L’esecutivo comunitario aveva fissato l’obiettivo della vaccinazione del 70% della popolazione adulta per la fine dell’estate. I numeri sulle punture anti-COVID effettuate fin qui dicono altro. “In tutta l’UE, il 64% degli adulti ha ricevuto almeno una dose di vaccino e oltre il 47% è completamente vaccinati“. Un problema, perché per rispondere alla diffusione della variante Delta in modo efficace occorre avere la vaccinazione piena, vuol dire due dosi. Quando Kyriakides invita gli Stati a vaccinare di più si riferisce a questo, “è particolarmente vero alla luce della diffusione della variante Delta”.
C’è una Commissione europea agitata. Sull’andamento della pandemia ci sono timori diffusi, percezioni diverse, ma si resta sul ‘chivalà’. Il responsabile per l’Economia, Paolo Gentiloni, nel presentare le previsioni economiche d’estate, si è detto cautamente ottimista. Sostiene che “all’orizzonte non si profilano nuove restrizioni, data la situazione”. Che però è continua e rapida evoluzione, e non in senso positivo.
I contagi aumentano in Spagna e Portogallo, e le autorità francesi hanno invitato i cittadini della Republique a non varcare i Pirenei ed evitare la penisola iberica. In Belgio le cose sembrano mettersi male. “Le Fiandre e la Vallonia probabilmente torneranno nella zona arancione se l’evoluzione sarà confermata, e non c’è motivo di pensare che non sarà confermata”, ha avvertito Yves Van Laethem, portavoce della lotta interfederale contro il Covid-19, nel corso del briefing con la stampa. C’è poi la situazione del Regno Unito, dove il numero di contagi di Coronavirus da variante Delta è in aumento, e per questo motivo le istituzioni UE hanno espresso dubbi circa l’opportunità di far disputare le ultime partite nella capitale inglese suggerendo di spostare gli incontri verso altre sedi. Oltretutto i campionati europei itineranti e gli assembramenti pubblici per vedere le partite contribuiscono alle preoccupazioni di Bruxelles.
Neppure in Italia le cose non vanno bene. I numeri restano bassi, ma sono in aumento. Il ministero della Salute ha accesso i riflettori sulle provincie di Napoli, Lodi, Verona, Caltanissetta e Ascoli Piceno, e già si ipotizza l’istituzione di zone rosse limitate in autunno.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) segnala che nell’ultima settimana i casi di Covid-19 sono aumentati più del previsto in Belgio, Danimarca, Finlandia, Grecia, Irlanda, Norvegia, Portogallo, Regno Unito e Spagna. Per il momento nessun allarme, ma l’imperativo della Commissione è quello scandito da Gentiloni. “Vaccinatevi, vaccinatevi, vaccinatevi”.
In un contesto che sembra deteriorarsi, la buona notizia arriva dalla Svizzera. La Commissione europea ha approvato la decisione che riconosce ai certificati COVID elvetici equivalenza col certificato digitale dell’UE. Da domani, 9 luglio, i certificati Covid svizzeri saranno accettati nell’Ue alle stesse condizioni del certificato digitale Covid dell’Ue. In pratica, i titolari di un certificato svizzero (cittadini svizzeri, cittadini dell’UE e cittadini di paesi terzi regolarmente soggiornanti o residenti in Svizzera) potranno viaggiare all’interno dell’Ue alle stesse condizioni dei titolari di un certificato digitale Covid Ue. Allo stesso tempo, la Svizzera ha accettato di accettare il certificato digitale Covid dell’Ue per i viaggi in Svizzera.