Bruxelles – È un ritorno in pompa magna, quasi da cavaliere medievale, quello di Donald Tusk in Polonia. “Sono tornato per sconfiggere il male provocato alla Polonia dal governo di Kaczyński“, sono state le parole del presidente del Partito Popolare Europeo per annunciare il suo rinnovato impegno nella politica nazionale. Tusk, che ha già guidato il Paese come premier per sette anni consecutivi (dal 2007 al 2014) ha fatto della lotta contro il partito nazionalista e conservatore al governo, Diritto e Giustizia, e del suo leader incontrastato, Jarosław Kaczyński, una missione: “Quando vedi il demone, lo combatti“, ha arringato il congresso di Piattaforma Civica.
L’ex-presidente del Consiglio Europeo (nel quinquennio 2014-2019) ha garantito un impegno “al cento per cento” alla guida del partito che ha co-fondato nel 2001. Prendendo il posto del presidente dimissionario, Borys Budka, cercherà di portare nuova linfa popolare ed europeista in Polonia, direttamente da Bruxelles, e di ricucire le fratture con il resto dell’Unione Europea su Stato di diritto, libertà di stampa e indipendenza dei giudici. Il governo “ha messo il Paese in una posizione pericolosa”, ha affondato Tusk.
Il nuovo (ma ben noto) leader dell’opposizione polacca ha già nel mirino l’appuntamento elettorale del 2023, anche se gli osservatori non escludono che si possa andare a elezioni anticipate: il gabinetto guidato dal premier, Mateusz Morawiecki (uomo di Kaczyński), potrebbe ricorrervi per evitare un voto di sfiducia in Parlamento. Piattaforma Civica è terza nei sondaggi (18 per cento delle intenzioni di voto, secondo le proiezioni di Politico), dietro a Diritto e Giustizia (36 per cento) e al partito centrista Polonia 2050 (22 per cento), ma non deve essere sottostimato l’impatto che potrà avere il ritorno di una figura come Tusk sulla scena politica.
Anche da presidente del PPE, Tusk ha continuato ad attaccare il 72enne leader del partito al governo per aver portato la Polonia a un “totale isolamento” nell’UE. Non proprio totale, considerata la buona compagnia degli ungheresi di Fidesz, guidati dal premier Viktor Orbán, e delle altre destre europee con cui è stato firmato da pochi giorni (venerdì 2 luglio) il manifesto sovranista, tra cui Lega e Fratelli d’Italia. Sul fronte opposto, l’ex-leader del Consiglio UE incarna l’anima moderata ed europeista della destra polacca, su posizioni aderenti al centrismo della cancelliera tedesca, Angela Merkel.
La scelta di tornare al centro della vita pubblica polacca “non al novanta o all’ottanta per cento”, apre nuovi scenari anche all’interno del partito politico europeo che sostiene il gabinetto von der Leyen. Tusk, formalmente, potrebbe essere sia leader di Piattaforma Civica sia del PPE, dal momento in cui quest’ultimo “unisce molti partiti della destra europeista”, ha sottolineato lui stesso. Tuttavia, proprio la decisione di dedicarsi anima e corpo a contrastare Kaczyński in vista delle prossime elezioni lo spingerà a completare il mandato (iniziato nel 2019) e fare un passo indietro. A settembre inizierà l’iter di selezione del successore alla guida del PPE: “Ho già informato i miei partner, primi ministri e presidenti del Partito Popolare Europeo”.