Bruxelles – Brutte notizie per gli europei. Il COVID ha aumentato il numero delle persone vulnerabili. “Rispetto al 2019 sono stati osservati aumenti del tasso a rischio di povertà della popolazione in età lavorativa in Portogallo, Grecia, Spagna, Italia, Irlanda, Slovenia, Bulgaria, Austria e Svezia”. E’ quanto si legge nella nota di accompagnamento delle stime preliminari di Eurostat su reddito e povertà nel 2020.
“In circa la metà” degli Stati membri il tasso di rischio di povertà è rimasto stabile nel 2020, rileva ancora l’istituto di statistica europeo, ma c’è un terzo degli Stati membri che non ha tenuto e dovrà quindi fare i conti con l’impatto sociale della pandemia. A far aumentare il tasso sociale di rischio povertà – di cui non si hanno i numeri aggiornati – sopratutto le riduzioni salariali frutto di chiusure, lavori part-time, cassa integrazione.
Nel 2019, in media, il reddito individuale di un cittadino europeo con un lavoro raggiungeva i 25mila euro l’anno. Il dato, per il 2020, è atteso attorno ai 23.500 euro. Si prevede una perdita media di 1.500 euro. Nel 2020, l’anno dell’epidemia di COVID-19, il reddito da lavoro medio della popolazione in età lavorativa (18-64 anni) nell’UE è diminuito del 7% rispetto al 2019.
Le perdite di reddito da lavoro sono dovute in gran parte all’aumento senza precedenti del numero di lavoratori assenti dal lavoro o impiegati a orari ridotti. Tuttavia, i consueti trasferimenti e tasse governativi, nonché le politiche temporanee, hanno contribuito a compensare l’impatto della crisi COVID-19 sul reddito disponibile delle famiglie.