Bruxelles – Trasporti ed edifici avranno un proprio sistema di scambio di quote di emissioni di CO2, separato ma complementare al sistema ETS già in vigore che copre il settore energetico e industriale. E’ quanto emerge dalla bozza di revisione della riforma del mercato del carbonio dell’Ue, di cui Eunews ha preso visione e che sarà uno dei dodici testi legislativi del pacchetto Fit for 55 che la Commissione UE presenterà il prossimo 14 luglio. L’ETS è uno dei principali strumenti per il raggiungimento dell’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, perché dando un prezzo alle emissioni di CO2 prodotte spinge le industrie e i settori coperti a ridurle o a investire in tecnologie più pulite.
L’attuale sistema ETS fissa un prezzo per ogni tonnellata di carbonio emesso da circa 10mila impianti tra settore dell’elettricità, compagnie aree nei voli intra-UE e dalle grandi industrie ad alto consumo energetico, come l’acciaio e i prodotti chimici. Nella bozza si legge che la Commissione Europea ha in programma di istituire, a partire dal 2025 (per farlo entrare in vigore dal 2026), un nuovo sistema autonomo di scambio di quote a copertura delle emissioni di gas serra degli edifici e del trasporto su strada che verrebbero trattate quindi in sistema separato. La possibilità di una estensione era nell’aria, l‘aveva lasciato intendere a grandi linee il vice presidente esecutivo Frans Timmermans, promettendo un impegno dell’UE per l’equità sociale, che in concreto significa una proposta “per l’impatto sociale”, di questa misure che potrebbero finire per aumentare i costi del carburante o del riscaldamento per i cittadini, colpendo più duramente i gruppi a basso reddito e vulnerabili. Per ora non è stabilito un tetto massimo di prezzo.
L’idea di un sistema separato – motiva la Commissione – è per scongiurare qualsiasi “perturbazione del sistema di scambio di emissioni ben funzionante per gli impianti fissi e l’aviazione”. Non respinge comunque la possibilità di una eventuale “fusione dei due sistemi” che potrebbe arrivare dopo una attenta valutazione e solo dopo alcuni anni di funzionamento del nuovo sistema di scambio di emissioni, e sulla base delle informazioni e dell’esperienza di mercato raccolte. Altra novità della riforma che era contemplata, è l’inclusione del trasporto marittimo, che sarà graduale, dal 2023 al 2025, con le compagnie di navigazione che dovranno restituire il 100% delle loro emissioni verificate a partire dal 2026. Riguarderà i viaggi in entrata in UE e gli attracchi ai porti su territorio europeo.
Sarà gradualmente abolita l’assegnazione gratuita delle quote di emissioni per le imprese – alla cui abolizione si è opposta l’Eurocamera in una risoluzione – per consentire loro di affrontare la concorrenza internazionale. Questo “diritto” delle industrie dell’Ue è previsto per sostenere la competitività delle industrie europee considerate esposte a un rischio di delocalizzazione, ovvero possono decidere di spostare la produzione fuori dall’UE dove le norme in materia di riduzione sono meno stringenti. Ma di fatto è come “barare” con gli obiettivi climatici, perché le emissioni vengono solo “spostate” e non eliminate.
Per far fronte a questo problema, il Fit for 55 introdurrà anche un meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere, nota come tassa sul carbonio alle frontiere, che diventerà una nuova entrata fiscale dell’UE, che servirà a dare un prezzo alle emissioni importate nell’UE in modo da salvaguardare la concorrenza delle imprese europee sul piano internazionale e allo stesso tempo evitare la delocalizzazione (il carbon leakage). Il meccanismo di aggiustamento alle frontiere (noto con la sigla CBAM) andrà però considerato come un’alternativa all’assegnazione gratuita per affrontare i rischi di rilocalizzazione del carbonio. Quindi viene specificato che tutti i settori e i sotto-settori coperti da tale misura non “potranno ricevere l’assegnazione gratuita”. Per ora, però, non viene indicata una data precisa per l’abolizione delle quote gratuite, ma almeno si conferma che i due strumenti saranno complementari. Alla bozza mancano ancora diversi dettagli importanti, che dovranno essere finalizzati nelle prossime due settimane.
Sia Parlamento europeo sia il Comitato economico e sociale europeo si erano detti molto preoccupati dell’estensione dell’ETS ai trasporti ed edifici, per l’impatto socio-economico che potrebbe avere sui consumi di tutti, anche della popolazione. Nella bozza è scritto che “almeno il 50 per cento” delle entrate generate dall’ETS di questi due settori dovrebbe essere ridistribuito alle famiglie a basso reddito”, senza però vincoli precisi per gli Stati membri su come utilizzare il denaro generato dal programma, senza garanzie. Ma la Commissione prevede un altro tentativo di sostenere gli sforzi di transizione e come dodicesima misura che compare nel pacchetto Fit for 55 è previsto un “fondo sociale” (Climate Action Social Facility) per proteggere i cittadini da eventuali aumenti dei prezzi. Una misura aggiuntiva al Fondo per la giusta transizione per mitigare l’impatto sociale della transizione, di cui però al momento la Commissione non ha fornito ancora i dettagli.