Bruxelles – Euro 2020/2021 non trova pace. Dopo il polverone sulle divise della nazionale ucraina e la polemica sulla bandiera arcobaleno negata all’Allianz Arena di Monaco, quella che ormai si è trasformata in una delle edizioni degli Europei di calcio più politicizzate di sempre è di nuovo al centro dell’attenzione a Bruxelles. La commissione per la Sanità pubblica (ENVI) del Parlamento Europeo ha inviato oggi una lettera per chiedere alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel, di fare pressioni sull’UEFA perché riconsideri la scelta dello stadio Wembley di Londra per le semifinali (6-7 luglio) e la finale (11 luglio) del torneo. A preoccupare è il rischio di diffusione della variante Delta del COVID-19.
In verità, il primo a parlare di un potenziale pericolo di diffusione della variante tra i tifosi che viaggeranno oltremanica era stato proprio uno dei membri dell’esecutivo UE, il vicepresidente della Commissione UE per la Promozione dello stile di vita europeo, Margaritis Schinas. In un confronto con gli eurodeputati della commissione ENVI, lunedì (28 giugno) aveva espresso “dubbi” sulla possibilità di “uno stadio gremito in un momento in cui lo stesso Regno Unito sta limitando i viaggi dei suoi cittadini verso l’Unione Europea”. Alla società che coordina le federazioni di calcio europee era stato suggerito di “valutare attentamente e con cognizione di causa” la scelta, nonostante il governo britannico si sia già opposto a ogni ipotesi di spostamento dei tre eventi.
Sulla scia del confronto con Schinas, oggi (1 luglio) gli eurodeputati sono passati all’azione. “Chiediamo all’UEFA di rivalutare la sua decisione, o almeno di riconsiderare con le autorità britanniche le misure di sicurezza e le decisioni sulla capacità dello stadio“, si legge nella lettera firmata dal presidente della commissione ENVI, Pascal Canfin, e indirizzata al presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli (a cui è stato chiesto di trasmettere il messaggio ai vertici di Commissione e Consiglio).
Holding semi-finals & final at Wembley at 75% capacity represents a health hazard due to COVID-19 delta variant@pcanfin writes to @EP_President for @EP_Environment coordinators asking him to request @vonderleyen & @CharlesMichel to contact @UEFA & @GOVUK pic.twitter.com/758Ay5gOoD
— ENVI Committee Press (@EP_Environment) July 1, 2021
Per il momento, lo stadio Wembley potrà essere pieno al 75 per cento, vale a dire 60 mila spettatori. “Nel mezzo di una recrudescenza dei casi, rappresenta un pericolo sanitario e un rischio chiaramente inutile”, è la valutazione degli europarlamentari. Durissima la critica nei confronti del governo di Boris Johnson di aumentare il numero di poltroncine occupabili rispetto ai match disputati nella fase a gironi (il 25 per cento, ovvero 22.500 spettatori): “Consideriamo questa decisione la ricetta di un disastro“.
Se è vero che la variante Delta non è una preoccupazione che riguarda solo il Regno Unito – il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha messo in guardia gli Stati membri sulla trasmissibilità superiore del 40/60 per cento rispetto a quella Alpha (la cosiddetta inglese) – rimane comunque un fatto che Londra ha registrato nell’ultima settimana circa 20 mila nuovi casi giornalieri. Una cifra superiore di dieci volte quella di inizio maggio, con la Delta che è diventata la nuova variante dominante. Secondo le previsioni dell’ECDC, fra un mese rappresenterà il 90 per cento delle nuove infezioni anche nell’UE.
“Eventi di massa possono diventare super-diffusori e rischiano di vanificare mesi di sforzi di contenimento“, sottolineano gli eurodeputati: “Agire responsabilmente per fermare la diffusione della variante è imperativo”. Ecco perché “misure più stringenti” per le ultime partite di EURO 2020 sono “l’unica alternativa possibile” per garantire la sicurezza sanitaria dei tifosi. Se la “lezione” dell’autunno dello scorso anno non ha insegnato nulla, rimane uno spettro all’orizzonte: quello di “futuri lockdown dopo la pausa estiva”.