Bruxelles – L’Agenzia europea per i medicinali è al lavoro per capire se, come e quando somministrare una terza dose di vaccino anti-COVID (due nel caso del vaccino Johnson&Johnson, che ne richiede solo una). Insomma, valuta l’uso di una dose aggiuntiva per il richiamo rispetto a quelle messe in conto finora per fronteggiare la diffusione del Coronavirus e delle sue varianti. Ulteriori dati saranno raccolti durante l’estate, disponibili per una valutazione dopo la pausa estiva.
Siamo in “contatto con i produttori di vaccini per discutere il potenziale utilizzo di una dose di richiamo e per determinare il miglior tempismo e la migliore strategia”, spiega oggi (primo luglio) Marco Cavaleri, a capo della strategia dell’EMA, durante il settimanale briefing virtuale con la stampa. L’Agenzia con sede ad Amsterdam sta esaminando i dati sulla sicurezza e sulla risposta immunitaria nelle persone che hanno ricevuto una terza dose dei vaccini attualmente autorizzati nell’UE (BioNTech-Pfizer, Moderna, AstraZeneca) o una seconda dose in caso del vaccino statunitense. “Questi dati dovrebbero essere raccolti durante l’estate”, aggiunge Cavaleri, spiegando che in questa fase della pandemia ancora non è chiaro se saranno necessarie dosi di richiamo per i vaccini già autorizzati per mantenerne elevata la protezione. Tuttavia, in caso fosse necessario “vogliamo essere in grado di prendere una decisione in breve tempo”. Il Regno Unito, dove la variante Delta si sta diffondendo dopo essere stata registrata in India, sta iniziando a pianificare un programma di richiamo con terza dose di vaccino già entro settembre.
L’EMA fa il punto anche sulla diffusione della variante Delta, che spaventa gli Stati membri, e conferma che tutti e quattro i vaccini approvati nell’Unione europea sembrano efficaci nel proteggere coloro che si sono vaccinati “da tutte le varianti virali in circolazione nell’Ue, compresa la Delta”. Precisa però che i dati finora analizzati mostrano una efficacia maggiore per chi è vaccinato completamente, quindi con doppia dose o una nel caso di J&J. “È importante continuare con le vaccinazioni con particolare attenzione alle persone più vulnerabili”, ha aggiunto, per arrivare a vaccinare con doppia dose quante più persone possibili ed evitare la diffusione della variante in autunno. Secondo il Centro europeo di controllo e prevenzione delle malattie (ECDC) ad oggi il 60 per cento della popolazione europea (446 milioni di persone) è vaccinata con una dose e il 38 per cento con doppia.
Si pronuncia infine sulla somministrazione eterologa, ovvero due tipi diversi di siero anti-COVID, come chi ha ricevuto una prima dose con AstraZeneca e una seconda con un vaccino che sfrutta la tecnologia a mRNA, come BioNTech-Pfizer e Moderna, a cui stanno ricorrendo alcuni Paesi come l’Italia dopo lo stop al vaccino anglo-svedese per gli under 60. L’EMA non si sente ancora pronta a dare una raccomandazione sull’argomento, tuttavia cita i dati preliminari di studi effettuati in Spagna e Germania che “mostrano una buona risposta immunitaria, sono risultati di successo”. In risposta a una domanda, Cavaleri ha infine confermato la fine di luglio come termine temporale per quando l’EMA si pronuncerà sull’estensione dell’uso del vaccino di Moderna per i ragazzi tra i 12 e i 17 anni, a cui lavora dall’8 giugno.