Bruxelles – Alle pressioni del Regno Unito, di Belfast e anche del presidente statunitense, Joe Biden, l’Unione Europea alla fine ha ceduto: il periodo di grazia per il commercio nel Mare d’Irlanda sarà esteso fino al 30 settembre. Le salsicce sono salve, così come tutti i prodotti refrigerati che vengono trasportati dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord.
Si tratta di una concessione temporanea ai controlli da parte delle autorità UE dei certificati sanitari (che nel contesto post-Brexit servono per mantenere integro il Mercato Unico sull’isola d’Irlanda) ai supermercati e fornitori britannici per il commercio di generi alimentari. Entrata in vigore provvisoriamente dall’inizio di quest’anno, con la firma dell’accordo di commercio e di cooperazione (TCA), sarebbe dovuta scadere lo scorso primo aprile. Ma con la decisione unilaterale di Downing Street dello scorso 3 marzo di estendere il periodo di grazia fino alla fine di ottobre, si era aperta la cosiddetta ‘guerra delle salsicce’ con l’UE.
Dopo nemmeno due settimane, Bruxelles aveva inviato a Londra una lettera di costituzione in mora (il primo passo per per aprire una procedura di infrazione) per presunte violazioni del protocollo sull’Irlanda del Nord dell’Accordo di recesso tra UE e Regno Unito. La tensione è rimasta alta per tre mesi, ma con la decisione di oggi il problema è stato rimandato di almeno altri tre. “Non stiamo emettendo un assegno in bianco“, ha voluto precisare in conferenza stampa il vicepresidente della Commissione UE per le Relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič. “Ma vogliamo dimostrare di rimanere fedeli alla pace e stabilità” in Irlanda, “evitando al contempo un confine duro sull’isola e mantenendo l’integrità del Mercato Unico”.
Se sono ormai sotto gli occhi di tutti le lacune nell’attuazione dell’Accordo di recesso, l’esecutivo UE ha presentato oggi un pacchetto di misure per “affrontare le questioni più urgenti“. Quella maggiore riguardava proprio il commercio di carni refrigerate dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord. La soluzione – “di natura temporanea” – ha posto alcune condizioni “rigorose”, tra cui certificati sanitari obbligatori, confezionamento ed etichettatura “solo Irlanda del Nord” e standard dei prodotti che devono rimanere invariati. Con lo scattare del primo ottobre, a meno di una nuova ‘guerra delle salsicce’, il Regno Unito dovrà aver completato il processo di adattamento delle catene di approvvigionamento.
Una seconda parte del pacchetto ha affrontato altre questioni di breve-medio termine, come la fornitura di medicinali da Londra a Belfast (“la Commissione presenterà una proposta legislativa all’inizio dell’autunno”, ha anticipato il vicepresidente Šefčovič), la circolazione dei cani guida che accompagnano le persone che viaggiano dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord, il movimento del bestiame e l’esenzione ai conducenti britannici di mostrare la Carta Verde dell’assicurazione auto quando entrano nell’UE. Šefčovič ha sottolineato che “in alcuni casi abbiamo ribaltato completamente le nostre regole per trovare una soluzione solida a una sfida eccezionale”.
Dall’altra parte della Manica, il governo di Boris Johnson ha accolto con favore l’estensione del periodo di grazia, ma avvertendo i Ventisette che per arrivare a una soluzione permanente dovranno accettare “un’attuazione pragmatica e proporzionata dell’intesa“, ha avvertito il consigliere britannico per la Sicurezza nazionale, David Frost. Cosa voglia dire, ancora non è chiaro, ma l’approccio “legalistico” adottato finora da Bruxelles è stato duramente attaccato da Downing Street: “Ha causato a un gran numero di problemi, fra cui quello del transito delle carni fresche è solo uno”, è stato il commento caustico di Frost. “Ora dobbiamo lavorare in modo energico per trovare soluzioni definitive a questi problemi”.