Bruxelles – L’economia verde è l’apripista per la moneta unica. Se davvero l’UE intende accrescere la presenza e il peso dell’euro nel mondo, deve guardare alla sostenibilità. “L‘euro ha assunto un ruolo guida come valuta globale della finanza verde“, ricorda Christine Lagarde, intervenendo al Brussels Economic Forum. “L’anno scorso circa la metà di tutte le obbligazioni verdi emesse a livello globale era in euro”. Un risultato su cui costruire la strategia valutaria dell’Europa, secondo la presidente della Banca centrale europea.
Diventa fondamentale attuare in modo rapido ed efficiente i piani per la ripresa. “C’è un grande margine per far crescere questo ruolo una volta che la transizione verde decolla in tutto il mondo“. L’invito ai governi a fare presto e bene si rinnova alla luce del potenziale di green economy e finanza sostenibile, motivo anche per procedere al completamento di unione bancaria e soprattutto unione dei mercati dei capitali. “L’Unione verde dei mercati di capitali è un’area in cui abbiamo il potenziale per compiere rapidi progressi, poiché non affronta le stesse sfide dei mercati dei capitali convenzionali”.
L’Europa e la sua area monetaria hanno un vantaggio. L’UE con la sua eurozona sono il centro nevralgico dei green bond. “L‘Europa è il luogo prescelto per l’emissione globale di obbligazioni verdi, con circa il 60% di tutte le obbligazioni senior non garantite verdi emesse nel 2020 provenienti da qui”, continua Lagarde. “E il mercato sta crescendo rapidamente: il volume in circolazione di obbligazioni verdi emesse nell’UE è cresciuto di quasi otto volte dal 2015”. Bisogna fare tesoro di questo tesoro.
“Abbiamo bisogno di un’adeguata supervisione europea dei prodotti finanziari verdi con sigilli ufficiali dell’UE, come il prossimo standard UE Green Bond”, incalza la presidente della BCE. “Abbiamo bisogno di un trattamento fiscale armonizzato degli investimenti in prodotti finanziari sostenibili per prevenire la frammentazione degli investimenti verdi lungo linee nazionali”. I governi e i decisori europei, ancora una volta, sono avvisati. Ora spetta a loro.