Bruxelles – Nessuna sorpresa sul fronte occidentale. Al secondo turno delle elezioni amministrative in Francia (domenica 27 giugno) il partito di estrema destra Rassemblement National non riesce a fare il colpaccio e rimane con zero regioni all’attivo. Ma il voto anti-sistema si è manifestato, come al primo turno, sotto un’altra forma: l’astensionismo, che ieri si è attestato al 65,7 per cento. Nelle ultime due domeniche di giugno solo un elettore su tre si è recato alle urne, un segnale preoccupante per un sistema democratico.
Il partito di Marine Le Pen (eletta nel consiglio dipartimentale del Pas-de-Calais a Hénin-Beaumont, roccaforte nel nord del Paese) si è giocato tutte le carte nell’unica regione in cui un candidato di estrema destra aveva chance effettive di conquistare la presidenza, ovvero la Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Thierry Mariani è stato però sconfitto al ballottaggio dal presidente uscente, Renaud Muselier (Les Républicains), su cui è converso il voto di tutti gli altri partiti: “La nostra lista è stata battuta da un intero sistema coalizzato“, ha attaccato Mariani dopo l’esito del voto (42,7 a 57,3 per cento). “Questa è una sconfitta per la democrazia e per l’espressione della volontà popolare”.
Ma se il voto di ieri doveva essere un antipasto in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno, a rimanere a bocca asciutta non è stata solo le Pen, ma anche il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron: il suo partito, La République En Marche, non è riuscito ad affermarsi in nessuna regione, fatta eccezione per il plebiscito nell’isola di Guadalupa, dove Ary Chalus si è imposto con il 72,43 per cento dei voti. Adesso per i due candidati di punta alle presidenziali è necessaria un’attenta analisi della sconfitta, prima di affrontare la prossima sfida elettorale.
Anche perché, nel frattempo, si sta imponendo sulla scena un terzo incomodo. Xavier Bertrand, presidente dell’Alta Francia rieletto ieri con il 52,37 per cento dei voti, potrebbe diventare il volto della destra gollista di Les Républicains per espugnare l’Eliseo dopo dieci anni di esilio. La riconferma di Bertrand è stata la ciliegina sulla torta di una tornata elettorale ampiamente positiva per la destra, vera vincitrice del primo voto amministrativo da quando la mappa elettorale francese è stata ridisegnata nel 2016 (con le regioni metropolitane ridotte da 22 a 13). Sette i collegi conquistati: Paesi della Loira, Normandia, Alta Francia, Grand Est, Île-de-France, Alvernia-Rodano-Alpi e Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
Le liste di centro-sinistra si sono affermate invece in tre regioni metropolitane (Bretagna, Nuova Aquitania e Borgogna-Franca Contea) e in tre d’oltremare (Guyana, Martinica e La Réunion), mentre i Verdi si sono imposti in Occitania e nel Centro-Valle della Loira. A completare il quadro, in Corsica è stato rieletto il candidato autonomista Gilles Simeoni (40,4).