Bruxelles – Un’infrastruttura all’avanguardia per realizzare il sogno dell’Unione Europea di diventare la prima potenza digitale al mondo. È questo l’obiettivo di EuroHPC, l’impresa comune europea per il calcolo ad alte prestazioni, che ha già visto l’inaugurazione del primo supercomputer di classe mondiale Vega a Maribor (Slovenia) lo scorso 20 aprile. Con l’approvazione in plenaria della relazione presentata da Maria da Graça Carvalho (PPE), con 643 voti a favore, 9 contrari e 44 astenuti, il Parlamento Europeo si è schierato al fianco della Commissione per spingere le ambizioni di un ecosistema di eccellenze accessibile a tutte le imprese e amministrazioni pubbliche europee.
“L’Unione Europea avrà a disposizione la migliore rete di supercomputer al mondo”, ha confermato la relatrice durante il dibattito in Aula, dopo aver ricordato che l’impresa comune EuroHPC (dove HPC sta per high-performance computing, calcolo ad alte prestazioni) sarà finanziata con un ulteriore investimento di 8 miliardi di euro nella prossima generazione di calcolatori, “compresi i computer quantistici”. Supercomputer che arriveranno a picchi di oltre un trilione di operazioni al secondo, come se tutti i cittadini dell’UE facessero un’operazione di calcolo ogni secondo, 24 ore su 24, per 71 anni ininterrottamente.
La rete sarà messa a disposizione di tutti i Paesi membri, anche quelli che non accoglieranno fisicamente i supercomputer sul loro suolo nazionale, e sarà un “motore di cambiamento, in linea con gli obiettivi di sviluppo tecnologico e di sostenibilità ambientale“. Non sarà destinata solo ad “ammodernare le città e i trasporti e sviluppare nuove soluzioni contro le pandemie”, ma avrà al centro anche la questione della lotta contro i cambiamenti climatici: “Questi calcolatori consumano una quantità enorme di energia, perciò dovremo essere attenti a usare fonti pulite per quanto possibile“, ha avvertito la relatrice Carvalho.
Secondo la relazione “il successo dell’impresa comune si basa sul principio della misurazione del coinvolgimento degli utenti e dell’accesso a servizi e dati in modo aperto, sicuro e trasparente”. È necessario sia un coinvolgimento di PMI e start-up, “evitando che si creino barriere che scoraggino l’utilizzo delle funzionalità dei supercomputer”, ma anche un “atteggiamento attivo” per la divulgazione all’uso delle nuove tecnologie emergenti. Questo permetterà di “tornare a una cultura di ricerca, innovazione e produzione nell’area dell’hardware e dei microchip”, ha spiegato l’eurodeputata portoghese.
A nome della vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager, la commissaria europea per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, ha accolto con favore la relazione degli eurodeputati, che “riconosce l’importanza della capacità di calcolo europea e del valore aggiunto per la ricerca e l’innovazione”. L’impresa comune EuroHPC “sarà la pietra miliare del decennio digitale“, per una transizione che “non può essere realizzata se non ci sono infrastrutture performanti, solide, sicure e sostenibili”. Attraverso gli investimenti sul calcolo quantistico, l’Unione Europea punta a diventare una delle regioni più avanzate al mondo, “rispondendo alle esigenze industriali più avanzate e alle interconnessioni vitali con utenti pubblici e privati in tutta l’Unione”.
L’infrastruttura di supercomputer “sosterrà lo sviluppo di processori ad alta capacità e basso consumo” e sarà “cruciale” anche per il cloud, le auto a guida autonoma e gli smartphone di ultima generazione. “Ma la nostra strategia sarebbe incompleta se non considerassimo il piano delle capacità personali”, ha ribadito la commissaria Urpilainen. Per questo motivo, “co-investiremo con le industrie e ci assicureremo che sia immediata la connessione” ai servizi di dati pubblici, dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico.