Bruxelles – “O rispetti le regole o te ne vai”; “I nostri cittadini non hanno voglia di dare soldi a un Paese che non rispetta i diritti fondamentali”. E’ stato un fuoco di fila ieri notte al Consiglio europeo contro il premier ungherese Viktor Orban e la sua legge per “proteggere i giovani” dalla “propaganda” dell’omosessualità. Ma lui, come ci si attendeva, non si è mosso di un centimetro, difendendo quella che, dice “è una legge dello stato, approvata dal Parlamento e ora in vigore”.
Durante la cena del Consiglio europeo il tema è stato posto sul tavolo su richiesta del premier olandese Mark Rutte, che ha rivolto l’invito al collega ungherese al rispetto delle regole o a scegliere di attivare l’articolo 50 del Trattato, quello usato dalla Gran Bretagna per lasciare l’Unione. E’ intervenuto anche il primo ministro lussemburghese Xavier Bettel, che ha raccontato le difficoltà che lui, omosessuale, ha dovuto superare per vivere pienamente la sua vita ed affermare il suo “diritto ad essere diverso, che non è stata una scelta”. Lo svedese Stefan Lofven ha espresso tutto il fastidio dei suoi cittadini per le scelte illiberali del governo ungherese, spiegando che i suoi cittadini non sono contenti di trasferire lì i loro soldi (si riferiva ai corposi fondi europei che l’Ungeria riceve ogni anno).
Anche Mario Draghi è intervenuto nel dibattito, ricordando il valore dei trattai UE e la lunga lotta contro l’oppressione dei diritti umani che viene condotta. “Essere omosessuali non è una scelta, essere omofobi lo è” ,ha detto Alexander De Croo, primo ministro belga.
Lui però, Orban, come atteso non si è mosso di un centimetro, ha ricordato quando, da giovane, si batteva contro l’oppressione della Russia e per la difesa dei diritti, spiegando che questa legge non è contro le persone LGBTIQ ma “per le famiglie”, per affidare solo ai genitori l’educazione dei figli.
E’ finita così, mentre la Commissione ha già avviato la procedura per la denuncia della legge ungherese e il Parlamento europeo preme perché si faccia presto a bloccare le derive di Orban. Sullo sfondo il possibile blocco dei fondi dell’Unione, se non provvedimenti più gravi, se Budapest non deciderà di tornare sui suoi passi e riavvicinarsi ai principi fondamentali dell’UE.