Bruxelles – “Non è accettabile che la sorte delle migrazioni sia legata solo alle vicende elettorali dei singoli Paesi membri”. E’ quanto ha ricordato ai capi di Stato e governo il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nel suo tradizionale intervento di apertura al Consiglio europeo, in corso oggi e domani a Bruxelles. I ventisette tornano sul dossier migranti, su sollecitazione dell’Italia, e a quasi un anno dalla pubblicazione della proposta della Commissione Europea di un nuovo patto sulle migrazioni e l’asilo a settembre. Quasi un anno e quasi nulli i passi avanti registrati tanto dalla presidenza di Berlino quanto da quella attuale del Portogallo per avvicinare posizioni distanti.
“Ci ricordano spesso che non è mai il momento (per discuterne, ndr) perché impatta sulle campagne elettorali degli Stati membri”, sottolinea Sassoli in conferenza stampa dopo l’inizio del Summit europeo. “Non è moralmente giustificabile”. Esorta gli Stati a dare prova di solidarietà, con un vero e proprio patto di solidarietà tra le Istituzioni e gli Stati prima di pensare a come rafforzare il patto con i Paesi terzi da cui i flussi arrivano. Consapevole che “ci scontriamo con tante volontà e realtà diverse, ma è molto frustrante”. Dall’Unione come insieme di Stati “ci aspettiamo un impegno per la redistribuzione equa dei migranti”.
Chiede regole comuni per affrontare un fenomeno che “non sarà esaurito alla fine dell’estate”, come molti credono. I flussi aumentano in estate perché il tempo favorisce le partenze e addolcisce la traversata del Mediterraneo, e i leader europei tornano puntualmente a discuterne. Ma non può essere affrontato come un dossier di emergenza, ma attraverso una politica migratoria comune e unitaria. Ai leader – che discuteranno prevalentemente di ‘dimensione esterna’, ovvero dei rapporti con gli Stati terzi da cui flussi arrivano – Sassoli ha voluto ricordare che se la dimensione fuori UE è essenziale e “che soltanto insieme ai nostri partner potremo pensare di governare la mobilità delle persone”, la sola dimensione esterna “non basta se non sapremo darci una politica comune di immigrazione e asilo al nostro interno”. E’ da sempre materia “politicamente sensibile”, ma il “Parlamento non intende accontentarsi” nei negoziati politici sul pacchetto. Negoziati che non sono neanche iniziati.
Il monito ai governi è a riflettere sulle vie regolari di immigrazione controllata, lavorare insieme su corridoi umanitari e sugli strumenti offerti dalla politica comune dei visti per tutelare chi fugge da persecuzioni e guerre e ha diritto alla protezione internazionale. “La mobilità regolare deve essere al centro del negoziato con i Paesi di origine dei flussi migratori – è un elemento importante e mutualmente necessario, senza il quale temo che la definizione di accordi su misura resti uno sforzo in salita. Ed è un elemento necessario per l’Unione europea, davanti alla sfida demografica e a quella altrettanto importante della ripresa dopo la pandemia”.
C’è un’altra dimensione in cui Sassoli chiede politica comune, ed è quella della sanità. “Non possiamo uscire dalla crisi del COVID senza una politica sanitaria comune. E’ una delle priorità indicate dai cittadini è quella di avere maggiore sicurezza dalle future crisi”, ha ricordato citando i dati dell’ultimo Eurobarometro. Il Parlamento sta attualmente lavorando al rafforzamento dell’Agenzia Europea per i Medicinali, del Centro Europeo per la Prevenzione e il controllo delle malattie – ECDC – e sul meccanismo di coordinamento europeo in caso di minacce transfrontaliere alla salute, nel quadro del piano UE per una Unione Europea della Salute presentato a novembre dalla Commissione Europea. “Tassello dopo tassello abbiamo la possibilità di costruire le competenze e i meccanismi necessari per una politica comune della salute”, ha detto.