Bruxelles – Solo cooperazione con i Paesi di provenienza e transito. Certo, è un tassello nel complesso quadro delle politiche dell’Unione sulle migrazioni, ma non di immediato effetto e non immediatamente utile per Paesi come l’Italia che sono la prima frontiera attraversata dai migranti.
Le conclusioni su questo tema adottate oggi in pochi minuti dai leader del 27 al Consiglio europeo in corso a Bruxelles sono quello che ci si aspettava, non sono diverse dalla bozza nota da qualche giorno, con l’accordo su un tema che non è mai stato in discussione e al quale l’UE lavora da tempo, anche se senza un grande successo nella limitazione di flussi. Ma era l’unico tema sul quale si potevano fare progressi, spiegano fonti diplomatiche, e comunque almeno, come desiderava l’Italia, “si è dato dinamismo al dossier”.
Le conclusioni esordiscono ammettendo che “sebbene le misure adottate dall’UE e dagli Stati membri abbiano ridotto i flussi irregolari complessivi negli ultimi anni, gli sviluppi su alcune rotte destano serie preoccupazioni e richiedono una vigilanza continua e un’azione urgente”. La soluzione, “al fine di prevenire la perdita di vite umane e ridurre la pressione sui confini europei” è di intensificare “i partenariati e la cooperazione reciprocamente vantaggiosi con i Paesi di origine e di transito, come parte integrante dell’azione esterna dell’Unione europea”. L’approccio, assicurano i leader “sarà pragmatico, flessibile e su misura, farà un uso coordinato, come Team Europe, di tutti gli strumenti e gli incentivi disponibili dell’UE e degli Stati membri e si svolgerà in stretta collaborazione con l’UNHCR e l’OIM”.
L’idea è di “affrontare tutte le rotte e basarsi su un approccio globale, affrontando le cause profonde, sostenendo i rifugiati e gli sfollati nella regione, sviluppando capacità di gestione della migrazione, sradicando il contrabbando e la tratta, rafforzando il controllo delle frontiere, cooperando in materia di ricerca e soccorso , affrontando la migrazione legale nel rispetto delle competenze nazionali e garantendo il rimpatrio e la riammissione”.
Per raggiunger questi obiettivi il Consiglio europeo invita la Commissione e l’Alto rappresentante, “in stretta cooperazione con gli Stati membri, a rafforzare immediatamente azioni concrete e un sostegno tangibile per i paesi prioritari di origine e di transito” poi “a presentare piani d’azione per i paesi prioritari di origine e transito nell’autunno 2021, indicando obiettivi chiari, ulteriori misure di sostegno e tempistiche concrete”, infine invita la Commissione “a fare il miglior uso possibile di almeno il 10% della dotazione finanziaria dell’NDICI (Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument, che ha a disposizione quasi 80 miliardi, ndr), nonché dei finanziamenti nell’ambito di altri strumenti pertinenti, per azioni relative alla migrazione”. Ma non si mette fretta, poiché si chiede all’esecutivo UE di “riferire al Consiglio sulle sue intenzioni al riguardo entro novembre“.
Infine, riferendosi probabilmente alle minacce della Bielorussia di riversare migliaia di migranti nell’Unione, ma forse con un occhio anche alla Turchia, il Consiglio europeo “condanna e respinge ogni tentativo da parte di paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici”.