Bruxelles – Sei missioni per puntare alla digitalizzazione della società italiana, dalle ricerca alle imprese, dalla sanità alla cultura. Il piano italiano di ripresa e resilienza approvato ieri (22 giugno) a Roma dalla Commissione Europea ha un valore complessivo di 191,5 miliardi di euro, tra sovvenzioni (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi) e ha fissato le spese relative alla transizione digitale al 25 per cento.
Si parla di più di 48 miliardi di euro – come emerge dal resoconto dell’esecutivo UE che accompagna l’approvazione – dove la parte del leone la fa il capitolo di spesa “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo” (M1C2), con 20,4 miliardi di fondi previsti per l’obiettivo digitale. Per tagliare questo traguardo, saranno sostenuti gli investimenti in tecnologie all’avanguardia 4.0, ma anche la ricerca, sviluppo e innovazione aziendale, con incentivi pari a 11,4 miliardi di euro. Previste anche misure per favorire la diffusione capillare delle reti ad altissima capacità, tra cui 5G e fibra (per un totale di 8,2 miliardi), e per sviluppare catene di produzione innovative (780 milioni di euro).
All’interno della stessa missione va rilevato anche il capitolo di spesa “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione” (M1C1), che prevede lo stanziamento di 9,7 miliardi di euro complessivi, di cui 7 contribuiranno direttamente alla transizione digitale. La maggior parte delle risorse in questo ambito (6,1 miliardi) prevedono la dotazione di infrastrutture avanzate, soluzioni cloud e di sicurezza informatica per l’amministrazione pubblica, la razionalizzazione dei centri di calcolo e l’interoperabilità delle banche dati. Focus anche sull’efficienza e accessibilità dei servizi pubblici digitali e sul rafforzamento delle competenze dei cittadini. Rilevante il capitolo relativo allo stimolo dell’innovazione organizzativa della giustizia e al sostegno della digitalizzazione delle procedure giudiziarie (2,3 miliardi).
Ma la transizione digitale è trasversale a tutto il piano di ripresa e resilienza italiano e si sviluppa in quasi tutti i capitoli di spesa. La terza componente del primo marcatore, “Turismo e cultura 4.0” (M1C3), prevede un contributo all’obiettivo digitale di 830 milioni di euro, per dare forza ad ambiti di intervento ormai strettamente necessari per lo sviluppo di questo settore: digitalizzazione e certificazione dell’identità digitale del patrimonio culturale, infrastruttura cloud, creazione di un polo digitale turistico e sostegno alle competenze degli operatori culturali.
Un altro campo cruciale è quello dell’istruzione e ricerca (al quale sono stati destinati 30,9 miliardi complessivi): il 15 per cento della transizione digitale si concentra proprio nelle misure per rafforzare la digitalizzazione del servizio scolastico, dagli asili nido alle università. Sono 3,6 i miliardi destinati al potenziamento dell’offerta della Scuola 4.0 (M4C1), vale a dire investire sull’insegnamento digitale, sulla formazione del personale e sulle competenze universitarie avanzate. La voce di spesa “Dalla ricerca all’impresa” (M4C2), dal valore di 3,9 miliardi di euro, comprende la creazione di un fondo per un sistema integrato di infrastrutture di ricerca, il finanziamento di progetti di ricerca di base e partenariati tra università, centri di ricerca e imprese.
Ultimo punto da segnalare è quello della digitalizzazione della sanità. Su 15,6 miliardi previsti nella sesta missione del PNRR, 4,4 coinvolgono direttamente misure che contribuiscono agli obiettivi digitali (il 9,2 per cento di tutte le spese per la transizione tecnologica). Misure che si concentrano in particolare nella voce di spesa “Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale” (M6C2), con investimenti che rafforzeranno l’infrastruttura tecnologica, gli strumenti per la raccolta, l’analisi e l’elaborazione di dati e l’efficienza nella diffusione dei servizi sanitari. Alla voce “Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale” (M6C1) vanno segnalati gli 1,6 miliardi di euro per l’assistenza domiciliare dei pazienti e il miglioramento della governance del sistema sanitario nazionale di prossimità.