Bruxelles – Frontex si era impegnata a sospendere il sostegno all’Ungheria per il rimpatrio dei migranti dopo la condanna da parte della Corte di giustizia dell’UE del 17 dicembre scorso nei confronti di Budapest, accusata di venire meno agli obblighi europei in materia di immigrazione. A questa sentenza ha fatto seguito la decisione presa in autonomia dall’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera di sospendere la propria collaborazione con le forze dell’ordine dell’Ungheria per i rimpatri. In realtà, a essere sospesa è solo l’operazione attraverso il confine terrestre tra Ungheria e Serbia, perché “c’è ancora un numero limitato di casi di cui l’agenzia europea si occupa” senza l’attraversamento del confine terrestre ma trasferendo i migranti che non possono restare dall’Ungheria al Paese in cui devono essere rimpatriati.
Lo ha spiegato oggi il direttore esecutivo dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, Fabrice Leggeri, in uno scambio di opinioni con il gruppo di lavoro del Parlamento europeo (Frontex Scrutiny Group) composto da 14 membri della commissione per le libertà civili (LIBE) e presieduto dall’eurodeputata maltese Roberta Metsola (PPE). La decisione di istituire un gruppo di lavoro è stata presa a febbraio scorso dalla commissione LIBE, dopo le notizie dei mesi scorsi sul possibile coinvolgimento dell’Agenzia UE nei pushback, i respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea, al largo dell’Egeo. Sono passati quattro mesi e il gruppo sta portando a termine la sua indagine conoscitiva per valutare il funzionamento dell’agenzia di frontiera e le presunte violazioni dei diritti fondamentali, iniziata lo scorso 23 febbraio. In audizione con Leggeri anche la commissaria europea per gli Affari Interni, Ylva Johansson, e il ministro dell’Interno portoghese Eduardo Cabrita, i quali entrambi hanno concordato che il nuovo mandato di Frontex è fondamentale “per la difesa dei confini comuni ma deve esserci piena conformità con il rispetto dei diritti umani”.
Sul sostegno ai rimpatri dall’Ungheria, Leggeri ha spiegato – sollecitato dalle richieste dei deputati – che ad essere sospesa è l’operazione al confine terrestre tra Ungheria e Serbia, dal momento che la Corte di giustizia europea ha sentenziato che la guardia di frontiera ungherese compie sistematici respingimenti illegali di richiedenti asilo a quel confine con la Serbia. “Siamo stati molto chiari diversi anni fa che non volevamo sostenere questi rimpatri dall’Ungheria alla Serbia” quindi per Leggeri la sospensione è perfettamente conforme con quanto sentenziato dalla Corte. E’ dal 2018 che Frontex riduce la presenza operativa in Ungheria al confine terrestre serbo perché “sapevamo che c’erano dubbi sulla conformità (ai diritti umani, ndr) e una procedura di infrazione che è stata aperta dalla Commissione contro l’Ungheria e possiamo fare in modo di ridurre la presenza operativa”. Ma non del tutto, perché secondo il direttore esecutivo è importante mantenere la presenza sul territorio.
Ci sono due criteri con cui l’Agenzia “seleziona” quali operazioni seguire: il fatto che ci sia una decisione di asilo conclusa (evidentemente respinta dall’Ungheria) e che tutti i mezzi legali siano stati esauriti. Il rimpatrio è “diretto”, assicura Leggeri, cioè va dall’aeroporto di Budapest al Paesi di rimpatrio. Aggiunge che è meglio “mantenere una presenza operativa (sul territorio) per essere sicuri che possiamo anche monitorare ciò che sta accadendo”. L’abbandono delle operazioni dovrebbe essere “l’ultima risorsa” e secondo Leggeri la decisione è presa in consultazione con il Forum consultivo di Frontex sui diritti fondamentali (organo che riunisce le istituzioni dell’Unione e le organizzazioni della società civile per consigliare l’agenzia): concordi che in questo modo si può continuare “a ottenere più informazioni direttamente dal territorio”.
“La decisione” sulla presenza di Frontex in Ungheria “sarà formalizzata”, annuncia Leggeri. E quindi viene meno l’impegno assunto a gennaio di sospendere tutte le operazioni sul campo. Dal canto suo, la commissaria Johansson ha solo voluto precisare che all’inizio dell’anno la Commissione ha consigliato con una lettera a Frontex di “non continuare a sostenere il sistema dei rimpatri dall’Ungheria”. Ma quella del Berlaymont è solo una raccomandazione all’Agenzia, quindi non vincolante.
Frontex è da mesi nell’occhio del ciclone dopo le accuse di collaborare a respingimenti illegali: soprattutto il Parlamento Europeo ha iniziato chiedendo maggiore trasparenza dell’agenzia, finendo per chiedere anche le dimissioni del capo Leggeri. Il quale, anche oggi, ha continuato a respingere le accuse di un coinvolgimento dell’Agenzia europea nei respingimenti di richiedenti asilo in varie parti d’Europa, sostenendo che non ci sia “alcuna prova di coinvolgimento in respingimenti”. Anzi, a detta sua, la trasparenza per quanto riguarda i diritti umani sta migliorando “stiamo provvedendo a istallare telecamere su tutte le imbarcazioni usate da Frontex”. Respinge le accuse, mentre Amnesty International pubblica il rapporto, Grecia: violenza, bugie e respingimenti che documenta come le autorità greche stiano conducendo respingimenti illegali in terra e in mare dei migranti provenienti dalla Turchia, concentrati nella regione di Evros, alla frontiera terrestre. A margine del rapporto, Amnesty chiede a Frontex di “sospendere o ritirare le sue operazioni in Grecia”.
Il rapporto finale del gruppo di lavoro del Parlamento europeo sarà redatto dall’eurodeputata Tine Strik (Verdi) ed è attualmente in fase di preparazione. Secondo la LIBE, dovrebbe essere presentato prima della pausa estiva.