Roma – L’Italia è uno stato laico che difende dalle discriminazioni sessuali. Da Bruxelles allo stadio di Monaco di Baviera e fino al Parlamento italiano il tema delle discriminazioni di genere irrompe in tutta la sua portata. Al punto che il presidente del Consiglio Mario Draghi gli dedica una parte della sua replica in Senato sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo.
Il premier rivendica la firma dell’Italia nella lettera di 16 Stati che criticano la nuova legge ungherese anti LGBT e che discrimina in base all’orientamento sessuale.
Ma in Italia infuria anche la polemica sul disegno di legge Zan che invece tutela dalle discriminazioni di genere e punisce chi incita alla violenza: Ieri in una nota ufficiale della segreteria di Stato del Vaticano ha chiesto delle modifiche su alcuni punti che violerebbero il nuovo Concordato.
La replica di Draghi oggi nell’aula del Senato è stata però molto chiara e forse definitiva in difesa del Parlamento: “Il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale. Quindi il Parlamento è certamente libero di discutere e di legiferare”. Il premier ha poi ricordato che “il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per assicurare che le leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il concordato con la Chiesa”.