Roma – Ursula von der Leyen consegna il sì della Commissione europea al PNRR italiano e Mario Draghi la porta al cinema. Battute a parte, sembra di vederli perché nel suo tour nelle capitali europee, Roma le riserva la specialissima visita negli studios di Cinecittà. “E’ una giornata di orgoglio per il nostro Paese”, esordisce il premier, per l’avvio di “un piano di investimenti e riforme ambizioso che punta a rendere il Paese più giusto, più competitivo e sostenibile nella crescita”.
Una sfida che è solo all’inizio, spiega Draghi che chiede a tutti gli attori l’impegno solenne a spendere i fondi “tutti e bene e questo vuol dire in modo efficiente efficace e con onestà”. Elenca i passi in avanti fatti in questa direzione i primi provvedimenti già avviati sulle semplificazioni, il reclutamento e le governance per permettere gli investimenti nei tempi e nelle modalità previsti.
Tra questi c’è Cinecittà, un palco speciale per un evento come il via al Piano italiano che non è scelto a caso. “Un luogo simbolico, che negli anni del dopoguerra con il nostro cinema raccontava la fatica della ricostruzione e l’Italia che cresceva”. Il salto temporale per Draghi è semplice, quando oggi alla fine di una nuova recessione di pari portata, “celebriamo l’alba della ripresa dell’economia italiana”.
Ed è proprio questa fabbrica dei sogni che rientra nel progetto di una delle componenti della missione 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza denominata “Turismo e cultura”. Dei 6,6 miliardi euro, 300 milioni per l’intervento specifico a un nuovo “sviluppo dell’industria cinematografica”. Tra gli obiettivi, il potenziamento quantitativo e qualitativo degli studi e dei teatri per aumentare l’attrazione delle grandi produzioni nazionali e internazionali, il rilancio dell’attività del Centro sperimentale di cinematografia, la digitalizzazione e modernizzazione del parco immobiliare e impiantistico e il rafforzamento delle competenze professionali nel settore audiovisivo legate alla transizione digitale. Con questa nuova linfa Cinecittà verrà rilanciata, forte anche dei 3000 film girati, e la collezione di 51 oscar nei suoi 80 anni di storia.
Ursula von der Leyen è generosa di complimenti. A “Mario”, ringraziamenti ancora in versione cinematografica “per avermi portato qui nei luoghi della Dolce vita, di Federico Fellini” e via con le citazioni d’obbligo. Poi ricorda le riforme: giustizia, pubblica amministrazione, concorrenza, cardini del piano italiano, e poi gli investimenti, donne, infanzia, sull’ambiente “il vostro maggiore patrimonio”, la digitalizzazione, “il piano segue queste ambizioni, il Next generation Italia, soddisfa tutti i criteri che abbiamo stabilito”.
L’enfasi è a rischio alto, così come i luoghi del cinema che possono far perdere contatto con la realtà, quando arriveranno tra poco più di un mese i primi anticipi (il 13 %) dei quasi 192 miliardi di euro tra finanziamenti diretti e prestiti a bassissimo interesse.
“Dobbiamo ripagare questa fiducia, abbiamo una responsabilità non solo verso gli italiani ma con i cittadini europei” ammonisce Draghi che spiega che da questo, dalla capacità di spendere bene, dipenderà la possibilità di replicare in futuro un programma analogo anche se non della stessa portata, portando ad esempio SURE.
Per scacciare l’eccesso di enfasi il premier italiano riporta tutti sulle cose da fare, immergendosi nel calendario e nella road map delle prossime settimane. “Entro giugno presenteremo il disegno di legge delega per la riforma degli appalti e delle concessioni, a luglio la legge sulla concorrenza e entro pochi giorni sarà in Consiglio dei ministri la riforma della giustizia”.
Von der Leyen lo guarda soddisfatta, l’Europa e l’Italia hanno superato un passaggio importante: “Caro Mario bisognerà lavorare duro, ma vi saremo accanto, vi seguiremo passo dopo passo”. Auspicio ma anche monito: senza il rispetto di target e milestones , l’erogazione delle risorse si ferma.