Bruxelles – Non si sbilancia, ma offre comunque indicazioni sulla via da seguire. Il nuovo patto di stabilità dovrà tenere conto della situazione complessiva, e del mutato contesto. E’ stato ribadito che la clausola che sospende l’applicazione del patto di stabilità sarà riattivata nel 2023, anche se non in quale momento preciso. Ma che tipo di regole ci saranno, ancora non si sa. Il ragionamento è avviato, e resterà in corso per altri mesi ancora. “Idealmente la revisione del patto di stabilità dovrebbe essere completato in tempo per quando la clausola di fuga sarà disattivata” e le regole di bilancio reintrodotte, spiega la presidente della BCE, Christine Lagarde in audizione in commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo. “Se alla fine la soglia del 60% di debito pubblici in rapporto al PIL ci sarà a no, questo dipenderà dal dibattito” e da come si concluderà.
Le considerazioni del capo dell’Eurotower sono scontate solo all’apparenza, perché è questo il vero nodo su cui l’Europa degli Stati dovrà mettersi d’accordo, e contiene indicazioni sulle decisioni che dovranno essere prese. C’è davvero la possibilità di riscrivere le regole, alla luce della pandemia e delle sue conseguenze. Stando alle regole del patto di stabilità nella sua versione attuale, sia pur sospesa, i governi devono impegnarsi a tenere il debito pubblico ad un livello non eccedente il 60% in relazione al prodotto interno lordo. La pandemia, con la crisi e la necessità di spesa per puntellare i sistemi Paese, ha sconquassato i conti pubblici di tutti. Risultato: alla fine di quest’anno, così come nel 2022, ci saranno 15 Stati membri su 27 al di là del parametro in questione, e che sette di loro avranno un debito a tre cifre, oltre quota 100%. Tra questi Italia, Francia e Spagna, e dunque le principali economia dell’eurozona.
Ma a guardare le previsioni economiche della Commissione emerge che in realtà a essere messa male sarà l’intera eurozona. I sette Paesi con il più elevato livello di debito pubblico hanno tutti la moneta unica, e il debito aggregato dell’intera area euro è atteso oltre quota 100%.
in questo contesto, appare difficile tenere i parametri invariati. Le parole di Lagarde suggeriscono dunque di agire per tempo e bene, con decisione e efficacia. “Se alla fine la soglia del 60% di debito pubblico in rapporto al PIL ci sarà a no, questo dipenderà dal dibattito”. E ‘chiaro che non può essere Lagarde a decidere se e come rivedere il patto di stabilità, ma il suo intervento appare un invito ad aggiornare le regole ora sospese, perché impegni di riduzione del debito estremamente rigorosi rischiano di mettere a rischio il percorso di ripresa e rilancio.
Del resto una delle indicazioni che arriva dalla BCE è di non ritirare troppo presto le misure di sostegno dell’economia. Troppo presto vuol dire anche evitare scossoni, di tornare troppo bruscamente alla fase dell’ordinaria amministrazione. E qui si pone la questione di fondo: data la situazione e le previsioni, è davvero possibile parlare di ordinaria amministrazione? “Poiché la ripresa sta accelerando, dobbiamo rimanere vigili“, avverte Lagarde, che ha anche un altro messaggio da condividere innanzitutto con i parlamentari europei, e poi con i governi.
La Commissione europea ha iniziato a proporre l’approvazione dei piani nazionali per la ripresa, incluso quello italiano. Una buona notizia, visto che a Francoforte, ricorda ancora una volta la presidente della Banca centrale europea, “riteniamo che il recovery fund abbia la capacità di produrre una ripresa significativa e modernizzante, soprattutto per quei Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia”, come l’Italia. “Adesso dobbiamo fare pressione per l’attuazione dei piani, che è cruciale per la ripresa”.