Minacciata dall’estrema destra, dagli autonomi di sinistra, dall’Islam radicale e dall’attività dei servizi segreti delle potenze straniere, la Germania è “in stato di allarme”, mentre mancano poco più di tre mesi alle elezioni del Bundestag del 26 settembre prossimo. A lanciare l’avvertimento è stato il ministro dell’Interno Horst Seehofer quando, il 15 giugno scorso, ha illustrato il rapporto per il 2020 dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV), l’agenzia di intelligence interna tedesca. A illustrare nel dettaglio l’analisi, era presente il direttore del servizio, Thomas Haldenwang, che ha assunto l’incarico nel 2018. Seehofer ha esordito identificando nell’estrema destra e nell’antisemitismo “la minaccia maggiore per la sicurezza” della Germania. Nel 2020, come riferito dal BfV, i sostenitori della destra radicale hanno registrato un ulteriore aumento, raggiungendo un totale di 33.300 con un incremento del 3,8% su base annua. In circa il 40% dei casi, ossia 13.300, si tratta di soggetti “violenti, pronti a usare la violenza o favorevoli alla violenza”. A questo sviluppo ha contribuito la pandemia di Covid-19, sfruttata come mezzo per la mobilitazione del consenso dai neonazisti, le cui reti hanno funzionato da moltiplicatori delle teorie cospirative. Al tradizionale antisemitismo, per cui una “élite ebraica” ha creato artificialmente il virus, si sono affiancate voci secondo cui il governo federale starebbe approfittando della crisi al fine di instaurare la Corona-Diktatur. Come altrove, in Germania si assiste al paradosso dei fautori di un regime dittatoriale che denunciano l’azione liberticida di uno Stato liberaldemocratico. Per il BfV, con questa propaganda, l’estrema destra intende accelerare il raggiungimento del “Giorno X”, ossia il colpo di Stato con il rovesciamento dell’ordinamento costituzionale. In tale contesto, il BfV ha dunque ampliato e rafforzato l’attività di sorveglianza sulla destra radicale. L’attenzione si concentra sulla Nuova Destra, in ascesa rispetto ai formazioni tradizionali come III Weg (Terza Via), Die Rechte (I giusti o Quelli di destra) e il Partito nazionaldemocratico tedesco (NPD).
Tuttavia, le minacce non provengono esclusivamente dall’estrema destra extraparlamentare. Il BfV non crede, infatti, allo scioglimento di Der Flügel (L’Ala), corrente ultrà di Alternativa per la Germania (AfD), partito nazionalconservatore che raccoglie consensi anche nella destra radicale. Sia Der Flügel sia AfD sono sotto osservazione del BfV come sospette organizzazioni di estrema destra. L’ala völkisch di AfD si è ufficialmente sciolta ad aprile del 2020, su pressione della dirigenza del partito che intendeva evitare il monitoraggio da parte dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione.
A ogni modo, questo servizio dubita che Der Flügel si sia sciolta, perché risulta che suoi esponenti abbiano tenuto comizi anche dopo l’aprile dello scorso anno, mentre i sostenitori sono rimasti in stretto contatto sui social network. A rafforzare la tesi del BfV è giunta un’inchiesta dell’emittente televisiva Zdf, a cui un membro di Der Flügel ha rivelato il contenuto dei messaggi scambiati su delle chat con altri aderenti alla corrente ultranazionalista di AfD. Ai contenuti razzisti e xenofobi si affiancano le offese e le minacce contro la cancelliera Angela Merkel, di cui si auspica la condanna a morte. Alcuni scrivono che la Germania è “una repubblica islamica, anche se molti non vogliono ammetterlo”. Altri propongono di ripopolare le città del paese “in maniera massiccia di bianchi, con tutte le forze”. A tal fine viene auspicata l’immigrazione in Germania di fino a 10 milioni all’anno di “americani degli Stati Uniti, bianchi, fedeli alla Bibbia, e di cosacchi russi”. L’immaginario dell’estrema destra tedesca arriva, quindi, al capovolgimento della teoria cospirativa del Großer Austausch, la “grande sostituzione” etnica che sarebbe messa in atto da una fantomatica “élite mondialista”. In questo contesto, Merkel viene definita un “diavolo” e una “satanista”. Vi è anche chi suggerisce alla cancelliera di dotarsi di “un mezzo per la fuga, perché il momento si avvicina”. L’ordinamento liberaldemocratico della Germania è descritto come “dittatura del governo”, “dittatura del coronavirus” o “dittatura del Nuovo Ordine Mondiale”, con il corredo dei classici stereotipi antisemiti.
L’invenzione del coronavirus e i piani occulti del governo federale per il controllo di massa popolano l’immaginario dei Reichsbürger, ossia i “cittadini dell’Impero. Si tratta nostalgici del Reich tedesco che, non necessariamente monarchici, non riconoscono la Repubblica federale di Germania e le sue leggi e sostengono forme di autogoverno comunitario a livello locale, di norma confinate a limitati agglomerati rurali o a singole abitazioni. Tuttavia, questa sorta di tribalismo immaginario non deve essere sottovalutata come un gruppo di pittoreschi nostalgici che indossano la Pickelhaube, l’elmo con il puntale assurto a simbolo della Prussia. Né i Reichsbürger rimpiangono “il mondo di ieri”, con il Kaiser a cavallo sull’Unter den Linden a Berlino come in Il suddito di Heinrich Mann. Tra le attività dei Reichsbürger figurano, infatti, ronde di sorveglianza nelle città e l’organizzazione di milizie armate. Al riguardo, il BfV rileva la pericolosità dei “cittadini dell’Impero” per la loro affinità con le armi e con l’estrema destra. La priorità dell’agenzia è, quindi, il disarmo dei Reichsbürger, ancor più necessario se si considera che, nel 2020, gli aderenti a tale movimento erano 20.000, di cui 1.000 classificati estremisti di destra e 2.000 pronti a commettere violenze.
La minaccia della destra radicale in armi è maggiore quando coinvolge gli organi dello Stato. Funzionari civili e militari hanno, infatti, accesso sia agli arsenali sia a documenti riservati e, come accaduto in passato in Germania, possono trasmettere informazioni ai propri camerati o depistare le indagini. In merito, tra l’inizio del 2017 e il marzo del 2020, il BfV ha contato 1.441 i sospetti estremisti di destra nell’apparato di sicurezza tedesco. In particolare, i presunti sostenitori della destra radicale nelle autorità federali erano 58, mentre il dato balza a 319 per i Laender e a 1.064 per le Forze armate (Bundeswehr). L’estrema destra nella polizia e nello strumento militare della Germania è un problema annoso, che affonda la radici nella storia del paese. Il governo federale è impegnato con determinazione nell’attività di prevenzione e repressione. Tale azione ha portato certamente a esiti positivi, ma deve confrontarsi con limiti necessari. A titolo esemplificativo della pervasività della destra radicale nell’apparato di sicurezza della Germania, è sufficiente ricordare che un agente della scorta di Haldenwang è stato intercettato mentre si vantava di essere un estremista di destra.
Mentre i neonazisti confermano le loro tradizionali strategie di propaganda e l’obiettivo del Putsch, una nuova minaccia pare sorgere agli antipodi dello spettro estremista in Germania. Nel rapporto 2020, il BfV avverte infatti che alcuni settori dell’estrema sinistra pronti alla violenza stanno sperimentando una “chiara radicalizzazione”. Per il servizio, gli estremisti di sinistra in Germania erano 34.300 nello scorso anno. Gli atti di violenza di tale gruppo stanno diventando “sempre più significativi e la loro esecuzione è più mirata, pianificata, professionale e personale”. Cellule particolarmente violente, dedite alla cospirazione, si isolano dal resto dell’estrema sinistra e agiscono in maniera indipendente. Gli obiettivi principali delle violenze sono le forze dell’ordine e gli estremisti di destra. Allo stesso tempo, la sinistra radicale violenta agisce contro le aziende, in particolare quelle del settore immobiliare. Questi sviluppi sono stati particolarmente evidenti a Lipsia, Berlino e Amburgo, nonché in Baviera, a Brema e nel Nordreno-Vestfalia, dove gli autonomi si sono scontrati con la polizia o hanno effettuato attentati incendiari contro gli imprenditori. Altre tradizionali modalità azione vedono l’invio di lettere minatorie con cartucce a funzionari e politici, compreso il ministro dell’Interno Seehofer. Alle minacce si aggiungono le violenze, aumentate del 45% su base annua, dai 1.502 casi del 2019 ai 1.526 dello scorso anno. Nello stesso periodo, i reati con movente nell’estremismo di sinistra registrati in Germania sono saliti da 9.849 a 10.971. Secondo il BfV più di un estremista di sinistra su quattro può essere classificato come pronto alla violenza. Inoltre, il totale degli estremisti di sinistra militanti è aumentato nel 2020 a 9.600, ossia di 400 unità rispetto al 2019. Il gruppo della sinistra radicale orientato alla violenza di maggiori dimensioni è rappresentato dagli autonomi, passati da 7.400 a 7.500 tra il 2019 e il 2020. In tale contesto, Interventionistische Linke (IL, Sinistra Interventista), con mille iscritti, è considerata una sorta di cerniera tra la sinistra militante e la protesta democratica, ad esempio sul tema del clima. Come osserva il BfV, l’estrema sinistra violenta ha come principale avversario AfD. Con l’avvicinarsi delle elezioni del Bundestag, la polarizzazione potrebbe accentuarsi. Il governo federale potrebbe, quindi, dover dimostrare ancora una volta come la Germania sia una wehrhafte Demokratie, ossia una “democrazia capace di difendersi” dalle minacce con tutti gli strumenti dello Stato di diritto, compreso il BfV.
Questo approfondimento fa parte della collaborazione di Eunews con Derrick, newsletter settimanale che indaga la Germania in vista delle elezioni del Bundestag di settembre 2021.