Bruxelles – Costruire un ponte democratico tra Unione europea e i suoi cittadini, sempre più disaffezionati alla politica. Con questo spirito oggi (19 giugno) si è tenuta la prima plenaria della Conferenza sul futuro dell’Europa, se pure in formato ibrido (metà online, metà in presenza a Strasburgo) e anche in formato ridotto perché mancava una componente essenziale per il dibattito, i rappresentanti dei cittadini europei.
Quella di oggi non è altro che una sessione introduttiva, aperta dal trio dei presidenti (l’eurodeputato belga Guy Verhofstadt, il Segretario di Stato portoghese per gli Affari Europei, Ana Paula Zacarias, e la vicepresidente della Commissione Europea per la Democrazia e Demografia, Dubravka Šuica) che hanno spiegato nella sostanza come funzionerà questo dibattito nei mesi a venire. Dopo la pausa estiva – spiega il belga – partiranno i quattro panel dei cittadini che dovrebbero eleggere anche i rappresentanti di questi che entreranno nella plenaria, scelti casualmente in modo da dare maggiore rappresentatività possibile alla popolazione europea. Da questo esercizio dovrebbero arrivare “proposte concrete di riforma dell’Unione Europea, per renderla più efficace ed efficiente. Il mondo sta cambiando e non aspetta”, esordisce Verhofstadt, secondo cui è fondamentale in questo esercizio capire come riformare l’UE. “Questa è la domanda che dobbiamo farci”.
Le crisi “mettono in difficoltà ma ci danno anche l’opportunità”, ha aggiunto Ana Paula Zacarias, che rappresenta gli Stati e la presidenza di turno del Portogallo, a cui si deve il merito di aver reso possibile l’avvio dei lavori, con un anno di ritardo. “E’ il momento di cominciare, di interagire con i cittadini europei per avere risposte concrete”. Diversamente da Verhofstadt ha una visione molto diversa di come andrebbe affrontata una riforma dell’Europa: durante la crisi “abbiamo visto che esiste una flessibilità dell’attuale quadro giuridico per fornire risposte”, ha detto. In altre parole: abbiamo la flessibilità normativa che serve per affrontare una riforma del progetto europeo, senza mettere mano ai Trattati dell’Unione Europea. Non è una posizione nuova, ma rispecchia in pieno la linea sposata dal Consiglio. La grande novità di questo dibattito “è il coinvolgimento strategico dei cittadini europei”, sottolinea la vicepresidente Dubravka Šuica. “Milioni di cittadini potranno decidere”, aggiunge. “Speriamo di ottenere buone conclusioni”.
E poi sono seguite tante dichiarazioni di intenti da parte dei rappresentanti delle istituzioni che sono parte di questa plenaria, molti dei quali a sottolineare l’importanza di dar voce alle proposte dei cittadini e dare spazio ai giovani: Parlamento, Commissione, Consiglio, Comitato economico e sociale (CESE), Comitato delle regioni, Forum europeo dei giovani e le grandi reti europee dei sindacati e della società civile. Deputati, eurodeputati, commissari, membri della società civile e di altri organismi europei. Sfilano uno dopo l’altro in un “dibattito” simile a una qualunque sessione plenaria del Parlamento europeo. Per il momento non ci sono proposte concrete, ma viene solo sottolineata la necessità di cambiare le cose e individuate alcune priorità: transizione verde e digitale, rafforzamento del pilastro democratico, stato di diritto, autonomia europea, salute.
“La Conferenza sul futuro dell’Europa deve respingere qualsiasi soluzione preconfezionata, tabù o vincolo temporale e deve mettere la voce dei cittadini al centro del nostro sforzo riformatore”, ha detto il vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo (M5S). “C’è solo un modo per superare il loro scetticismo, la sfiducia e la rassegnazione: che tutti noi accettiamo di prendere come politicamente vincolanti le loro conclusioni. Solo se daremo ai cittadini piena fiducia, recupereremo la loro genuina e incondizionata fiducia nella ferma convinzione che il meglio per l’Europa deve ancora venire”.
Dall’Italia connesso virtualmente anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che pone l’accento sulla necessità di un cambiamento “partecipato dai cittadini e in particolare dai giovani” proponendo il lancio di una complementare “Conferenza dei giovani”, aperta a giovani dei Paesi del Mediterraneo e anche dei Balcani occidentali.
Poche le voci dei cittadini, anche perché – come sottolineato – mancano i panel dei cittadini che dovrebbero scegliere i propri rappresentanti. Sono 108 i cittadini che parteciperanno alla plenaria: 80 rappresentanti dei panel di cittadini europei (almeno un terzo dei quali avrà meno di 25 anni) e 27 rappresentanti (uno per Stato membro) da comitati cittadini nazionali o da eventi di conferenze, e inoltre il presidente del Forum europeo della gioventù. Ancora mancano gli 80 rappresentanti dei panel dei cittadini, che però dovrebbero essere considerati una componente essenziale considerato l’intento principale della conferenza di dare voce a chi le carenze e le mancanze del progetto europeo le vive realmente in prima persona.
Il resto della plenaria è composta da 108 rappresentanti del Parlamento europeo, 54 del Consiglio (due per Stato membro) e 3 della Commissione europea, oltre a 108 rappresentanti di tutti i parlamenti nazionali. Parteciperanno anche 18 rappresentanti del Comitato delle regioni e del Comitato economico e sociale europeo, e altri otto rappresentanti delle parti sociali e della società civile. In tutto, 381 persone a cui spetta il compito difficile di capire in che direzione portare l’Europa del futuro. Tante le aspettative, ma anche tanta la preoccupazione che questa iniziativa si trasformi in un esercizio di dibattito molto democratico ma fine a se stesso.
La posta in gioco è alta, dal momento che un “fallimento” della Conferenza potrebbe alimentare ancora di più l’euroscetticismo. “Garantire che la Conferenza porti risultati tangibili e miglioramenti è un must per non alimentare l’euroscetticismo”, ha affermato la presidente del Comitato economico e sociale europeo, Christa Schweng. “Ecco perché responsabilità e trasparenza sono della massima importanza. Deve esistere un meccanismo di feedback per garantire che le idee espresse durante gli eventi della Conferenza si traducano in raccomandazioni concrete per l’azione dell’UE”.
Quello che si è svolto oggi è solo il primo di una serie di appuntamenti che si svolgeranno nel corso dell’anno. Il primo e anche l’ultimo per la presidenza di turno del Portogallo, che dal 30 giugno non sarà più alla guida dell’UE ma lascerà il posto alla Slovenia. La seconda sessione della plenaria – ha annunciato Verhofstadt in chiusura alla prima giornata – è in programma il 22 e 23 ottobre.