Bruxelles – Due miliardi di miliardi, o meglio, due trilioni di euro. È questo il valore dei guadagni dell’Unione Europea entro il 2030 se saranno garantiti trasferimenti di dati transfrontalieri. Lo rileva uno studio condotto da Frontier Economics e commissionato da DigitalEurope, l’organizzazione europea che rappresenta l’industria della tecnologia digitale, a partire dal presupposto che le attuali decisioni politiche di Bruxelles sui trasferimenti internazionali di dati avranno effetti significativi nel corso del decennio digitale.
“L’Europa si trova a un bivio“, ha sottolineato la direttrice generale di DigitalEurope, Cecilia Bonefeld-Dahl. Introducendo lo studio, la direttrice ha avvertito che le strade da imboccare sono due: o “un quadro giusto per facilitare i flussi, vitali per il successo economico”, o “passare al protezionismo dei dati”. Le perdite potenziali in dieci anni potrebbero valere proprio quei 2 trilioni di euro, “la stessa dimensione dell’economia annuale italiana“.
La stima è ricavata dalla differenza tra lo scenario peggiore (“che riflette il nostro percorso attuale”) e quello ottimistico. Nel primo, l’Unione Europea entro il 2030 sarebbe destinata a perdere 1,3 trilioni di euro di crescita (quanto l’economia annuale spagnola) e 116 miliardi di euro di esportazioni all’anno (l’equivalente delle esportazioni della Svezia al di fuori dell’UE), oltre a 3 milioni di posti di lavoro. Seguendo il secondo scenario, l’Unione potrebbe guadagnare 720 miliardi di euro di crescita e 60 miliardi di euro di esportazioni annuali in più entro il 2030, con 700 mila occupati in più (dei quali la maggior parte altamente qualificati).
Considerato il fatto che “la crescita dell’economia digitale e il successo delle aziende europee dipendono dalla capacità di trasferire dati“, Bonefeld-Dahl ha invitato le istituzioni comunitarie a “utilizzare i meccanismi del GDPR [regolamento generale per la protezione dei dati personali, ndr] per facilitare, non ostacolare, i flussi di dati internazionali”, lavorando a un “accordo basato su regole comuni presso l’Organizzazione mondiale del commercio“.
Tutti i settori economici e tutti gli Stati membri sono interessati da questa analisi delle prospettive economiche digitali dell’Unione Europea. In termini di esportazioni, “è probabile che il settore manifatturiero sia il più colpito dalle restrizioni sui flussi di dati”, mettono in guardia i ricercatori: “Questo è un settore in cui le piccole e medie imprese rappresentano un quarto di tutte le esportazioni” e la perdita stimata è pari a 60 miliardi di euro. Ma, in proporzione, sono i settori dei media, della cultura, della finanza, delle telecomunicazioni e dei servizi alle imprese a rischiare perdite più consistenti: si parla di circa il 10 per cento di tutte le loro esportazioni verso Paesi extra-UE.