Bruxelles – Dove sarà l’Unione Europea del domani e quali riforme renderanno pronta l’UE per il prossimo decennio? Sono queste le domande a cui cercherà di rispondere la Conferenza sul futuro dell’Europa, che dopo la sessione inaugurale del 9 maggio darà il via domani (sabato 19 giugno) a Strasburgo alla prima sessione plenaria, con poco più di un anno di ritardo sulla tabella di marcia.
Dai cittadini dovranno arrivare gli input su cosa può migliorarsi nel progetto europeo, mentre alle istituzioni e ai suoi rappresentanti il compito (arduo) di tradurre questi input in output e quindi risultati concreti. Questo è il cuore del messaggio che l’Europarlamento manda alla vigilia del via alla Conferenza tanto chiacchierata quanto rimandata: “Per essere pronti per il futuro, all’Unione Europea servono riforme” e a questa Conferenza spetterà il compito di individuare quali sono le più urgenti, anche alla luce delle carenze del progetto europeo evidenziate dalla pandemia. Su questo insiste Guy Verhofstadt, l’eurodeputato belga del gruppo Renew Europe, in una conferenza stampa (16 giugno) che anticipa i lavori della mini sessione plenaria.
“Mini” perché sarà in formato ridotto: ci sarà una sola sessione, di quattro ore di incontro (9:00 alle 13:30). A partire dalle prossime sessioni plenarie – spiega l’eurodeputato – che si terranno dopo la pausa estiva, da ottobre, saranno necessarie almeno due o tre sessioni e probabilmente anche più di una sola giornata. Quello di domani sarà il primo appuntamento inaugurale per quasi tutti i membri dell’assemblea, che parteciperanno in presenza o a distanza e cercheranno di dare un indirizzo politico preciso a questa Conferenza.
La composizione e le missioni della plenaria
La plenaria della Conferenza sarà composta da 108 rappresentanti del Parlamento europeo, 54 del Consiglio (due per Stato membro) e 3 della Commissione europea, oltre a 108 rappresentanti di tutti i parlamenti nazionali. Per quanto riguarda i 108 membri del Parlamento europeo, sul fronte italiano sono stati selezionati Mara Bizzotto, Susanna Ceccardi, e Alessandro Panza (Identità e democrazia), Brando Benifei e Patrizia Toia (Socialisti&Democratici), Herbert Dorfmann (Partito popolare europeo), Eleonora Evi (Verdi europei), Carlo Fidanza (Conservatori e riformatori europei) e Fabio Massimo Castaldo (non iscritti). Tra gli italiani anche Sandro Gozi (Renew Europe), che però è eletto in Francia.
A questi si aggiungeranno altri 108 rappresentanti nominati dai panel dei cittadini (80 dagli incontri europei e 27 dai panel nazionali) per discutere le idee scaturite dagli incontri dei cittadini e sulla piattaforma digitale multilingue, che però per il momento non sono stati selezionati e dunque non ci saranno. Parteciperanno anche il presidente del Forum europeo della gioventù, 18 rappresentanti del Comitato delle regioni e del Comitato economico e sociale europeo, e altri otto rappresentanti delle parti sociali e della società civile. Il processo di selezione dei rappresentanti dei cittadini – spiega l’Europarlamento – sarà completato nel prossimo futuro, quindi la plenaria parte come un raccoglimento esclusivamente istituzionale.
La massima priorità è dare inizio anche ai panel che coinvolgeranno i cittadini, che saranno quattro comitati formati ciascuno da 200 cittadini europei. Fino a che non partiranno – per Verhofstadt dopo l’estate – i cittadini potranno esprimere idee e proporre eventi legati alla Conferenza sulla piattaforma digitale multilingue che è stata lanciata lo scorso aprile. Il belga è stato designato per co-presiedere il Comitato esecutivo della conferenza, insieme a due rappresentanti di Consiglio e Commissione (rispettivamente, il Segretario di Stato portoghese per gli Affari Europei, Ana Paula Zacarias, e la vicepresidente della Commissione Europea per la Democrazia e Demografia, Dubravka Šuica).
Noto federalista, per diverso tempo il suo nome è circolato tra i potenziali pretendenti alla guida della Conferenza stessa poi scartato dagli Stati membri proprio per la sua vocazione federalista, molto temuta dagli Stati per l’impronta che avrebbe potuto dare a tutto il dibattito sul futuro dell’UE. Sul tema delle riforme, l’eurodeputato sembra andarci cauto: “la prima domanda che dobbiamo porci è quali riforme servono all’Europa per essere pronta per il prossimo decennio”. Solo dopo arriva la riflessione su come andranno attuate queste riforme, se mettere o no mano ai Trattati dell’Unione Europea per una riforma strutturale oppure lasciare sostanzialmente le cose come sono e fare piccoli aggiustamenti. “Capire se possiamo cambiare le cose nel quadro normativo che è già in vigore”, spiega Verhofstadt. Quindi non chiude in toto alla possibilità di una riforma più strutturata, anche se nell’accordo con il Consiglio è previsto “che l’esito finale della Conferenza sarà presentato in una relazione alla Presidenza congiunta. Le tre istituzioni esamineranno rapidamente come dare un seguito efficace a tale relazione, ciascuna nell’ambito delle proprie competenze e in conformità dei trattati“. Quest’ultima frase (in conformità con i trattati) è stata voluta dagli Stati per cercare di non lasciare spazio a dubbi sul fatto che non ci sarà una riforma dei trattati.
L’agenda della sessione plenaria, disponibile qui, include presentazioni e discussioni sugli obiettivi e le aspettative della Conferenza, in particolare i panel di cittadini europei e i panel/eventi nazionali; sulla piattaforma digitale multilingue; sul calendario delle prossime sessioni plenarie della Conferenza. Intanto, ieri (17 giugno) il Portogallo come presidente di turno dell’UE, ha organizzato a Lisbona il primo “Evento dei cittadini europei” della Conferenza sul futuro dell’Europa, in formato ibrido, presso il Centro Cultural de Belém. Da questo primo evento simbolico – che ha riunito le tre Istituzioni – l’invito agli Stati membri a iniziare a pensare a eventi e momenti di discussione per dibattere con i cittadini su quale futuro per l’Europa.
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