Bruxelles – Sicurezza per sé e per gli altri, un modo per uscire dalla pandemia, ma soprattutto un modo per uscire di casa e tornare alla normalità. Dietro la disponibilità degli europei a farsi vaccinare contro il COVID c’è soprattutto il desiderio di tornare alle vecchie abitudini dopo un anno di confinamenti, isolamenti e sacrifici, nonostante paure e dubbi sulle fiale. In un sondaggio Eurobarometro la mappatura dell’attitudine degli europei nei confronti del siero contro il Coronavirus, comunque oggetto di riserve.
L’istituto di ricerca ha sottoposto nel mese di maggio i cittadini di tutti gli Stati membri a una lista di ragioni pro e contro la campagna vaccinale. Tra le presunte ragioni valide per non vaccinarsi Eurobarometro ha inserito la paura per gli effetti collaterali, e qui l‘82% degli intervistati si è sentito di dirsi d’accordo, tra quanti considerano il fattore rischio “molto importante” (57%) e “piuttosto importante (25%). Paure che si spiegano per la rapidità di sviluppo delle soluzioni da inoculare che non avrebbero permesso test e verifiche attendibili a sufficienza, come spiega l’85% dei rispondenti (63% che barra la casella “molto importante” e il 22% che segna la casella “piuttosto importante” quale giustificazione del “no” al vaccino”. Un’attitudine propria anche degli italiani, dove il dato aggregato per queste due domande vede d’accordo l’89% dei rispondenti in entrambi i casi.
In nome della normalità praticamente tutti sono disposti a mettere da parte dubbi e scetticismi. Poter tornare al ristorante, al cinema, in palestra, è un buon motivo per fare il vaccino? Risponde di sì l’86% degli europei, con la maggior parte di loro (50%) che lo considera addirittura “molto importante”. Poter riprendere a viaggiare è una buona ragione per fare il vaccino? Anche qui più di otto europei su dieci (83%) dice di sì, con il 49% che attribuisce al ritorno ai pieni spostamenti “grande importanza”. Anche in questo caso gli italiani confermano la tendenza generale (88% e 87% di “sì” rispettivamente).
I vaccini dunque non sono sinonimo di tranquillità assoluta, ma vengono avvertiti come necessità per riprendersi ciò che la pandemia ha sottratto. La disponibilità a vaccinarsi non va letta dunque come una presa di coscienza. Al contrario, c’è un 52% di europei che dopo un anno ancora si considera immune poiché vede il rischio di infettarsi “molto basso o inesistente” (il dato in Italia raggiunge il 60%). Una risposta che si spiega probabilmente con la teoria del complotto. C’è un 57% di europei che continua a credere che si esageri sui rischi derivanti dal COVID (50% tra gli italiani), e questo è un buon motivo per evitare il vaccino, di qualunque marca si tratti.