Bruxelles – Una tegola è caduta sulla strategia europea di vaccinazione, dopo che nelle ultime settimane i piani di Bruxelles stavano finalmente filando per il verso giusto. L’azienda tedesca di biotecnologie CureVac – una delle sei del portafoglio europeo di vaccini – ha comunicato ieri (16 giugno) i primi risultati dello studio in fase avanzata sul suo potenziale vaccino contro il COVID-19, che dimostrano un’efficacia di solo il 47 per cento nel prevenire lo sviluppo della malattia “indipendentemente dalla sua gravità, non soddisfacendo i criteri statistici di successo prestabiliti”. Il risultato del test clinico – effettuato su larga scala su circa 40mila volontari in Europa e America Latina, con 134 casi di COVID – è senza dubbio deludente e probabilmente se lo aspettavano in pochi, ma soprattutto mette in bilico la potenziale consegna di centinaia di milioni di dosi all’Unione Europea.
Per l’esattezza, sono 405 milioni le dosi già prenotate da Bruxelles, di cui 180 con l’opzione di sblocco. La Commissione Europea puntava molto sul vaccino di CureVac per tamponare i problemi con AstraZeneca e Johnson&Johnson sui limiti di età imposti in vari Stati membri a causa di potenziali disturbi della coagulazione. CureVac è un potenziale vaccino di nuova generazione e sfrutta – a differenza dei due vaccini menzionati – la tecnologia dell’RNA messaggero (mRNA) come Moderna e BioNTech-Pfizer che finora si sono dimostrati i più efficaci di tutti contro gli effetti gravi della malattia.
Il vaccino, ha comunicato la società, si è rivelato efficace tra i giovani ma non nella fascia over-60, ovvero quella più a rischio di sviluppare forme gravi della malattia. “Speravamo in un risultato intermedio più forte”, ha riconosciuto Franz-Werner Haas, CEO di CureVac. “Riconosciamo che dimostrare un’elevata efficacia in questa ampia e senza precedenti diversità di varianti è una sfida”, ha aggiunto sottolineando che al momento “l’ambiente ricco di varianti sottolinea l’importanza di sviluppare vaccini di prossima generazione man mano che continuano ad emergere nuove varianti di virus”.
E su questi punta Bruxelles, che per i prossimi messi vuole sfruttare le tecnologie mRNA anche per quanto riguarda i richiami del vaccino che probabilmente seguiranno nel 2022. Il vaccino di CureVac è stato sostenuto in primis dal governo tedesco di Angela Merkel, che prevedeva di comprarne ulteriori 20 milioni di dosi destinate solo alla Germania fuori dall’ombrello europeo. Sostenuto anche dagli investitori Dietmar Hopp, dalla Fondazione Gates e dalla GlaxoSmithKline (GSK.L), l’azienda tedesca con sede in Turingia puntava a produrre fino a 300 milioni di dosi del vaccino nel 2021 e fino a un miliardo di dosi nel 2022. La notizia di ieri ha provocato fortissime vendite in Borsa a Francoforte sul titolo del gruppo farmaceutico, che cede il 48% a 42 euro.
Chiaro che il gruppo farmaceutico continuerà con lo sviluppo del vaccino, ma questo non fa che rallentare la corsa. Attualmente a Bruxelles manca da far autorizzare dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) solo il vaccino sostenuto dalla Francia, Sanofi-GSK, su cui molto puntava il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron, ma come nel caso del vaccino sostenuto da Merkel sta subendo forti ritardi. Bruxelles ne ha pre-acquistate 300 milioni di dosi.
Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ostenta ottimismo nonostante tutto. “Le vaccinazioni stanno procedendo rapidamente”, rivendica al termine della riunione dell’Eurogruppo, dove si è discusso anche della situazione in atto. Si sta andando così speditamente che “l’UE è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 70% della popolazione adulta vaccinata prima del previsto, all’inizio di agosto anziché entro la fine di settembre”.