Bruxelles – Raddoppiare i tassi di ristrutturazione energetica nell’UE entro il 2030 e affrontare il problema della povertà energetica, creando nuovi posti di lavoro e promuovendo l’efficienza delle risorse. I ministri europei per l’Energia – riuniti oggi (11 giugno) al Consiglio di Lussemburgo – hanno dato luce verde alle conclusioni sull'”un’ondata di ristrutturazioni che ripari l’economia oggi e crei edifici verdi per il futuro”, sulla base della strategia Renovation Wave (Ondata di ristrutturazioni) presentata dalla Commissione Europea mercoledì 14 ottobre, come uno dei pilastri del suo Green Deal.
L’obiettivo della comunicazione è quello di raddoppiare (almeno) il tasso di rinnovamento energetico annuale delle abitazioni e degli edifici non residenziali entro il 2030 e favorirne una profonda ristrutturazione energetica: gli Stati membri sostengono l’obiettivo e sottolineano che il punto di partenza per le ristrutturazioni dovrebbe essere la riduzione efficiente in termini di costi della domanda di energia e la sostituzione delle tecnologie di riscaldamento e raffreddamento ad alta intensità di carbonio, che inquinano di più. Spazio quindi all’energia da fonti rinnovabili nonché al calore e al freddo di scarto.
Le conclusioni degli Stati sottolineano di garantire importanza nel processo all’inclusione sociale: ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici è la chiave per affrontare il problema della povertà energetica che affligge, se pure in gradi diversi, tutti i Paesi dell’Unione Europea, con oltre 30 milioni di individui o intere famiglie che non sono in grado di mantenere le proprie case adeguatamente calde d’inverno o adeguatamente fresche d’estate. E’ opinione diffusa che attraverso una ristrutturazione immobiliare da parte degli Stati si possa ridurre la tendenza, derivata da vari fattori combinati insieme tra cui scarsa efficienza degli edifici e bassi redditi.
Secondo le stime di Bruxelles, il settore edilizio è responsabile del 40 per cento dei consumi energetici d’Europa e del 36 per cento dei gas a effetto serra provenienti dal settore energetico. Il finanziamento di questa letterale “ondata di rinnovamento” – sottolineano i ministri – dovrà derivare anche dai piani nazionali di ripresa e resilienza, che andranno a tradurre in progetti concreti le risorse mobilitate da Bruxelles dal fondo per la ripresa da 750 miliardi di euro Next Generation Eu. Bruxelles vincola gli Stati a investire il 37 per cento del NGE in azioni per il clima, e il 30 per cento del bilancio pluriennale (2021-2027) in azioni per il clima. Il Consiglio – si legge nelle conclusioni – sottolinea che occorre proseguire i lavori per ampliare e combinare insieme le varie opportunità di finanziamento disponibili per la ristrutturazione degli edifici, in particolare “le sovvenzioni verdi, gli incentivi fiscali e i prestiti verdi, le obbligazioni verdi, i regimi obbligatori di risparmio energetico”.