Bruxelles – Il Parlamento Europeo fa sul serio e chiede alla Commissione UE di attivare il meccanismo dello Stato di diritto se saranno confermate le violazioni in Repubblica Ceca. Con la risoluzione approvata ieri sera (mercoledì 9 giugno) in plenaria con 505 voti a favore, 30 contrari e 155 astensioni, gli eurodeputati hanno condannato i tentativi dello scorso marzo da parte del governo ceco di legalizzare i conflitti di interesse del primo ministro, Andrej Babiš, tramite una legislazione ad hoc.
Il caso riguarda la proposta dei ministri delle Finanze e della Giustizia cechi, secondo cui Babiš dovrebbe essere considerato un proprietario di fondi fiduciari dove è stata inserita la sua ex-holding agrochimica, Agrofert, ma non più proprietario della società finanziaria. Nello specifico, attraverso le società del gruppo Agrofert, Babiš continuerebbe a ricevere fondi europei per l’agricoltura, mentre è coinvolto nei negoziati del Consiglio Europeo sui programmi di finanziamento dell’Unione (in qualità di premier del Paese).
Per gli eurodeputati è necessario che Babiš “non abbia più alcun interesse economico nel gruppo Agrofert“, oppure che “non siano concessi finanziamenti europei alle sue imprese”. Un’altra opzione sarebbe quella di “garantire che lui o altri membri del suo governo si astengano completamente” dal processo decisionale dell’UE che possa riguardare “direttamente o indirettamente gli interessi del gruppo Agrofert”.
La violazione dello Stato di diritto, da quanto emerge dal testo della risoluzione, riguarda il fatto che “la mancanza di azione del governo ceco” nell’affrontare il conflitto di interessi del premier “ha un impatto negativo sul funzionamento delle autorità statali e sul rispetto della legislazione comunitaria”. Per questo motivo il Parlamento ha invitato l’esecutivo UE a valutare la situazione e decidere se è necessario attivare “a tempo debito” il meccanismo di condizionalità per la tutela del bilancio dell’Unione (su cui già ieri in Aula si è tenuto un acceso dibattito).
La relatrice Monika Hohlmeier ha sottolineato che “tutte le prove che abbiamo a disposizione indicano che ci sono problemi seri e sistemici, che devono essere affrontati con urgenza”. Il Parlamento Europeo si aspetta che “la Commissione agisca in modo chiaro“, sia per “porre rimedio alle conseguenze di casi storici”, sia per evitare che “futuri ministri o premier cechi influenzino l’assegnazione dei fondi comunitari a favore delle società appartenenti ai loro familiari o a se stessi”.
La risoluzione chiede una revisione delle norme per consentire il recupero “più tempestivo” dei fondi UE indebitamente versati. Ci sono poi “debolezze nelle relazioni dell’Unione”, che rendono complessa l’identificazione dei destinatari di tali fondi: per questo motivo è stata sollevata la questione di dotarsi di un sistema di comunicazione e monitoraggio digitale standardizzato, accessibile al pubblico e interoperabile.
Per quanto riguarda Praga, è stata rilevata la pratica di ritirare i finanziamenti dell’UE dai progetti su cui sono state rilevate irregolarità, per poi finanziarli comunque attraverso il bilancio nazionale. Inoltre, per non sollevare il caso a livello di opinione pubblica, sono state più volte sperimentate dai media cechi indipendenti diverse pressioni politiche. “I cittadini e i contribuenti cechi non devono pagare o subire le conseguenze del conflitto di interessi del premier Babiš”, hanno attaccato gli eurodeputati, intimando alle società del gruppo Agrofert di rimborsare tutti i sussidi ricevuti illegalmente.