Bruxelles – Rimane determinato il Parlamento Europeo sul tema del rispetto dei valori fondanti dell’Unione e sull’applicazione del meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto sul bilancio comunitario. Nel corso del dibattito di oggi (mercoledì 9 giugno) in plenaria, si sono levate voci critiche da parte di tutti i gruppi politici sull’effettivo adempimento degli obblighi della Commissione Europea ai sensi del Regolamento di condizionalità, anche se le destre continuano ad accusare una “prevaricazione della sovranità degli Stati nazionali”.
La risoluzione firmata da PPE, S&D, Renew Europe, Verdi/ALE e La Sinistra è stata approvata con 506 voti a favore, 150 contrari e 28 astenuti e ha incaricato il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, a invitare la Commissione (al più tardi entro due settimane dalla data di adozione della risoluzione) ad adempiere a tali obblighi. In caso contrario l’Eurocamera citerà in giudizio la Commissione per inadempienza.
“Il Regolamento sullo Stato di diritto è una pietra miliare storica nell’Unione ed è uno strumento che tutela il bilancio comunitario”, ha osservato Petri Sarvamaa (PPE). Nella risoluzione dello scorso marzo gli eurodeputati avevano chiesto che eventuali orientamenti della Commissione fossero inoltrati entro la prima metà di giugno. “Ma quello che ci preme è che il meccanismo sulla condizionalità sia applicato quanto prima”, perché si possano “preparare e presentare in modo impeccabile i primi casi“, ha aggiunto l’europarlamentare finlandese. “Il riconoscimento del valore del Regolamento arriverà non appena si verificherà un ricorso alla Corte di Giustizia dell’UE”.
Particolarmente deciso è stato l’intervento del capo-delegazione del PD al Parlamento Europeo, Brando Benifei (S&D). “Prima di tutto, un Paese membro che non rispetta le regole di base, non deve usufruire dei fondi europei, perché altrimenti sarebbe un danno erariale e un problema di erosione dei valori europei”. Ma soprattutto, “se si vuole che i principi siano rispettati, non si possono concedere deroghe all’applicazione dei regolamenti“. Entrato in vigore il primo gennaio “il Regolamento di condizionalità è completamente applicabile”, ha aggiunto Benifei: “Siamo pronti a far partire un’azione legale contro la Commissione Europea se non adempirà ai suoi obblighi”.
Sulla stessa linea d’onda Moritz Körner (Renew Europe): “È tempo che la Commissione faccia i compiti a casa”, ha incalzato. “Ogni euro che scompare nelle tasche oscure di Paesi corrotti è un euro sottratto a ogni cittadino europeo”. Dalla Sinistra, Younous Omarjee ha sottolineato che “la nostra è una lotta per la sopravvivenza stessa della democrazia nell’Unione e nel mondo” e che “quando il Parlamento decide, la Commissione deve dare seguito con azioni“. Per l’eurodeputato tedesco, “gli orientamenti sono un modo per temporeggiare, non li accettiamo più come scusa per stare con le mani in mano”. Secondo Daniel Freund (Verdi/ALE) “il tempo scorre, e l’inerzia permette a politici come Viktor Orbán di controllare i media e manipolare le elezioni”.
Oltre all’Ungheria, l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle Sabrina Pignedoli ha voluto portare all’Eurocamera il caso italiano legato all’ex-procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo: “Per l’ennesima volta un magistrato è stato sottoposto a misura cautelare perché, secondo l’accusa, avrebbe svenduto il suo incarico per arricchimento e carriera”. Un “sistema di nomine condizionate da esponenti di partiti politici e da correnti e cordate interne alla magistratura stessa” e “sentenze pilotate grazie a questo sistema”, ha aggiunto Pignedoli, che pongono la domanda retorica se “si può parlare in Italia del rispetto dello Stato di diritto?”.
Critiche pesanti sono invece piovute dal fronte delle destre europee per la questione stessa dell’applicazione del meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto sul bilancio comunitario. Per Gilles Lebreton (ID), “è uno scioccante attacco alla sovranità nazionale”, mentre per l’eurodeputato in quota Fratelli d’Italia Nicola Procaccini (ECR) “lo Stato di diritto è una cosa seria, non può essere utilizzato come arma di battaglia politica e per forzare un popolo a votare per un partito o un altro”.
La replica della Commissione
Se non si è andati allo scontro in Aula, poco ci è mancato. La replica del commissario europeo per il Bilancio e l’amministrazione, Johannes Hahn, è stata all’altezza della veemenza degli eurodeputati. “Non mi aspettavo nulla di diverso da questo dibattito”, è stato l’esordio. “Non posso permettere però che ci accusiate di essere rimasti inerti e sono motivato perché questo strumento funzioni bene, non che sia stentato“. Per questo motivo, stando alle parole del commissario, la Commissione si è presa – almeno – sei mesi di tempo per l’applicazione del Regolamento, “per esaminare quali sono i punti da cui partire e arrivare a un’azione congiunta”.
In risposta ai gruppi ID ed ECR, Hahn ha replicato che “non esiste un concetto di Stato di diritto sviluppato specificamente per uno specifico Paese, è un principio indipendente rispetto ai singoli partiti al governo“. Ecco perché “lo applicheremo senza tenere nemmeno in considerazione gli appuntamenti elettorali”. Ogni caso sarà affrontato in relazione alle “violazioni personali e sistemiche che hanno un impatto o un rischio in modo sufficientemente diretto sull’erogazione e lo stanziamento dei fondi comunitari”. Con un’ultima specificazione “fondamentale” per il commissario per il Bilancio: “Non si tratterà di sanzioni, ma di tutela dei beneficiari finali del finanziamento europeo“.