Bruxelles – È caldo il fronte della gestione delle frontiere esterne dell’Unione Europea e dal Consiglio Affari Interni di ieri (martedì 8 giugno) emergono i primi segnali del tentativo di trovare un accordo tra i Ventisette sul Patto per la migrazione e l’asilo presentato il 23 settembre dello scorso anno dalla Commissione UE. Rimane lontana un’intesa sul meccanismo di solidarietà obbligatoria per il ricollocamento dei migranti, ma inizia a farsi strada la possibilità di mini-accordi sulle singole proposte del Patto, come quella sul sistema di asilo.
“L’ordine del giorno era molto ambizioso, ma questo vertice è stato un successo“, ha dichiarato con orgoglio il ministro dell’Interno portoghese e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Eduardo Cabrita, al termine della riunione dei ministri UE a Lussemburgo. Il ministro portoghese si è detto “fiducioso” in particolare del fatto che, per la prima volta, i cosiddetti Med 5 – Italia, Grecia, Spagna, Malta e Cipro – abbiano dato il loro sostegno a un accordo temporaneo per rafforzare l’EASO (Ufficio europeo di sostegno per l’asilo), “abbandonando la logica dell’accordo su tutto o accordo su nulla”.
La volontà di superare – con condizioni – “l’approccio a pacchetto” (l’adozione di tutte le proposte normative nello stesso momento, considerate inscindibili dal punto di vista del bilanciamento dei principi di responsabilità e solidarietà) è stata manifestata in una lettera firmata dai 5 Paesi del Mediterraneo e inviata all’esecutivo UE e all’EASO proprio al termine del Consiglio. “I negoziati sulle proposte legislative del nuovo Patto per la migrazione e l’asilo offrono l’opportunità di affrontare le carenze esistenti in modo olistico”, si legge nella lettera di due pagine. “In uno spirito costruttivo e di compromesso, siamo pronti a separare la trasformazione dell’EASO dal dibattito più ampio”.
Le condizioni poste per il sostegno alla revisione del regolamento sul monitoraggio riguardano il fatto che gli articoli 13, 14 e 22 della proposta della Commissione (in merito al meccanismo di monitoraggio per verificare la conformità da parte degli Stati membri) “non entrino in vigore in questa fase“. Un aspetto che viene indicato come “indissolubilmente legato al dibattito in corso sulla giusta condivisione di responsabilità e solidarietà”: i Med 5 hanno sottolineato che non si impegneranno in ulteriori responsabilità, “finché non ci saranno progressi tangibili sulle regole concordate sulla solidarietà, incluso un meccanismo di ricollocamento permanente e prevedibile”.
Come afferma Politico, citando fonti diplomatiche di Bruxelles, il nuovo approccio è stato reso possibile grazie al “pragmatismo e alla reputazione” di alcuni leader europei, tra cui l’ex-presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, oggi primo ministro italiano. Se si va verso un tentativo di trovare una linea comune sull’asilo, scindendolo per il momento dal resto del Patto, è comunque evidente che si tratta di un compromesso, non di una totale rinuncia alla posizione di partenza dei Paesi membri UE del Sud.
Ai giornalisti, il presidente di turno portoghese del Consiglio dell’UE ha spiegato che “da gennaio abbiamo fatto passi in avanti, separando il lavoro tecnico dai negoziati politici“. In questo modo si è potuto lavorare perché “l’accordo tra tutti i Paesi non rimanesse congelato”. Per Cabrita, “questo è il segnale politico più importante che esce dalla lettera di oggi“. Allo stesso tempo, “vogliamo promuovere relazioni dinamiche tra l’Europa, il continente più vecchio, e l’Africa, il continente con la popolazione più giovane del mondo”, ha aggiunto.
“Abbiamo avuto discussioni molto costruttive, soprattutto sulla dimensione esterna”, ha confermato la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, che ha sottolineato in particolare il rapporto con la sponda meridionale del Mediterraneo: “Ci sono possibili e concreti passi in avanti da compiere nel partenariato con i nostri vicini“, come è stato confermato nel corso dei colloqui delle ultime due settimane con il primo ministro del nuovo governo ad interim della Libia, Abdul Hamid Dbeibah, e con il presidente della Tunisia, Kaïs Saïed. Il tentativo è quello di trovare un’intesa con i Paesi del Nord Africa “sia quando si tratta di prevenire le partenze irregolari“, sia per “gestire la migrazione, proteggere i diritti fondamentali dei migranti, investire in percorsi legali e aiutarsi a vicenda per la gestione delle frontiere”, ha concluso la commissaria Johansson.