AGGIORNAMENTO del 10 giugno. La frase sulla divisa della nazionale di calcio ucraina “Gloria ai nostri eroi” è stata unanimemente ritenuta “politica” dalla UEFA, dopo le proteste della Russia. “A seguito di un’analisi più approfondita”, afferma una nota degli organizzatori degli Europei, questo slogan scandito durante la rivolta popolare anti-russa in piazza Maidan a Kiev nel 2014 è stato rilevato come “chiaramente di natura politica” e “deve quindi essere ritirato in vista delle partite ufficiali”. La Russia si è detta soddisfatta della decisione, mentre la Federcalcio dell’Ucraina ha reso noto di essere “in trattativa con la UEFA per mantenere sulle sue magliette lo slogan”.
Bruxelles – Non sono ancora iniziati, ma già si preannunciano degli Europei di calcio infuocati. Se non sul rettangolo verde, quantomeno nelle sedi istituzionali. A Nyon è arrivata ieri sera (martedì 8 giugno) una lettera ufficiale dalla Federazione calcio della Russia (RFU) per chiedere provvedimenti contro “l’uso di argomenti politici sulla maglietta della squadra nazionale ucraina, contrario ai principi basilari della UEFA”.
A far scoppiare il caso è stata la decisione di imprimere sulla divisa ufficiale della nazionale di calcio ucraina la mappa del Paese, compresa la penisola di Crimea: il territorio è conteso tra Mosca e Kiev ed è al centro delle più grosse tensioni nella regione dopo l’annessione alla Russia del 2014. Ma bisogna ricordare che i confini tracciati sono quelli riconosciuti dalla comunità internazionale. Oltre alla mappa in trasparenza sul giallo della maglietta (i bordi bianchi sono quasi difficili da riconoscere), sono stati aggiunti slogan come “Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!”, che hanno dato il pretesto definitivo alla Federcalcio russa per denunciare il fatto alla società presieduta da Aleksander Čeferin.
In particolare, i versi riportati sono stati ripresi da un canto patriottico che è diventato iconico durante la sollevazione popolare di Piazza Maidan a Kiev nel 2014 contro l’allora presidente, Viktor Janukovyč, sostenuto da Mosca. Si spiega così l’affermazione nella lettera che “il calcio è uno sport che deve rimanere sempre fuori dalla politica”. Il solito (e ipocrita) motivo secondo cui sport e politica non dovrebbero avere punti di contatto e, anzi, il primo dovrebbe essere totalmente asettico rispetto alle questioni di attualità nazionale e internazionale.
Una questione che in questi giorni sta infiammando anche la Gran Bretagna, dopo che i giocatori della nazionale inglese sono stati fischiati dai tifosi per essersi inginocchiati a terra durante le ultime partite amichevoli, in sostegno alla campagne contro le discriminazioni razziali. “Al prossimo grande torneo potremmo vedere altri Paesi cercare di utilizzare l’equipaggiamento da gioco a fini politici“, ha poi continuato il suo attacco la Federazione di calcio russa.
Da Kiev è invece arrivata soddisfazione da parte del presidente Volodymyr Zelensky per la scelta della divisa e l’approvazione da parte dell’UEFA (il giorno precedente alla polemica). Il leader ucraino ha pubblicato su Instagram una foto mostrando la maglietta che sarà indossata dai giocatori a partire dalla partita di domenica 13 giugno contro l’Olanda. Nel commento alla fotografia, Zelensky ha affermato che quelli che compaiono sulla divisa sono “simboli importanti che uniscono gli ucraini“.
Ucraina e Russia, almeno per la fase a gironi, non si incontreranno sul campo. Dopo l’esordio contro l’Olanda, la prima sfiderà nel girone C la Macedonia del Nord (giovedì 17) e l’Austria (lunedì 21). La seconda se la dovrà subito vedere con la favorita del girone B, il Belgio (venerdì 12), e poi con Finlandia (mercoledì 16) e Danimarca (lunedì 21). Ma, quando mancano solo due giorni all’inaugurazione degli Europei 2020/2021, la tensione fuori dal campo è già alle stelle.
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