(ha collaborato Emanuele Bonini)
Bruxelles – Cinque nuove procedure e un deferimento alla Corte. La Commissione europea sceglie la mano pesante nei confronti dell’Italia, per i suoi ritardi e le sue incapacità nel mettersi in regole con le norme europee di tutti i settori. Il pacchetto mensile di infrazioni non fa sconti neppure a Mario Draghi, che pure gode di fiducia in Europa. Non è all’attuale presidente del Consiglio che si imputano le responsabilità per irregolarità accumulate nel corso degli anni, ma adesso è a lui che si chiede di porre rimedio, a cominciare dal Lazio.
Per gli elevati livelli di arsenico e fluoruro nell’acqua potabile che “da molto tempo si registrano in alcune zone della provincia di Viterbo” in violazione della direttiva sull’acqua potabile del 1998 si è deciso che il tempo dell’attesa è scaduto. Il contenzioso tra Roma e Bruxelles va avanti dal 2014, momento dell’avvio della procedura. A oggi ci sono ancora “sei zone di approvvigionamento idrico non sono ancora pienamente conformi alla direttiva”. Il deferimento alla Corte di giustizia risulta inevitabile per il team von der Leyen, e ora per l’Italia si affaccia lo spettro di multe salate.
L’Italia, una penisola, risulta non in regola con i suoi porti. Può sembrare paradossale, eppure è così e Bruxelles avvia una procedura d’infrazione per non rispondere agli obblighi del regolamento per i servizi portuali, che impone a tutti una procedura “efficace” per la gestione dei reclami e un sistema di informazione degli utenti del porto e delle parti sulle autorità responsabili, e dunque a chi rivolgersi. Dopo quattro anni dall’entrata in vigore del regolamento il governo “non ha adempiuto integralmente ai propri obblighi di notifica”. Ora Draghi ha due mesi di tempo per convincere la Commissione a non procedere oltre con il procedimento.
C’è veramente di tutto alla voce ‘Italia’, anche le critiche per il mancato allineamento alla direttiva sul credito ipotecario approvata nel 2014, il cui obiettivo è aumentare la protezione dei consumatori nel settore dei prestiti ipotecari e promuovere la concorrenza, tra l’altro, aprendo i mercati nazionali agli intermediari del credito. Obiettivi ancora lontani per il sistema Paese, a cui si concedono due mesi prima di ulteriori provvedimenti.
Le lettere di messa in mora non finiscono qui. Ce ne sono altre tre, due per questioni ambientali, una per non aver saputo rispondere alle regole sui pagamenti della pubblica amministrazione. Per il capitolo ambientale, si contesta una legislazione nazionale lacunosa che “non copre adeguatamente i vari tipi di habitat e le specie che necessitano di protezione” ai sensi della direttiva Habitat e della direttiva uccelli. Inoltre si contesta all’Italia di non aver attuato come si deve fin qui il regolamento per la protezione dell’ambiente dalle specie aliene invasive.
Infine la direttiva sui ritardi di pagamento che obbliga gli enti pubblici a pagare le fatture entro 30 giorni (o 60 giorni per gli ospedali pubblici). Qui Bruxelles ravvede “non conformità della legislazione nazionale“, e la necessità di intervenire con l’invio della lettera di messa in mora. La quarta del pacchetto.