Bruxelles – “Ci siamo”. E’ davvero il momento di ripartire. “La prossima settimana la Commissioni inizierà ad approvare le raccomandazioni per i piani nazionali di ripresa“. L’annuncio tanto atteso Ursula von der Leyen lo riserva per il dibattito con l’Aula del Parlamento europeo sull’argomento. La presidente della Commissione europea promette in plenaria che gli europarlamentari avranno un ruolo di verifica nelle strategie economiche anti-COVID degli Stati, e garantisce che l’esecutivo comunitario è pronto a licenziare i primi piani, cosicché “i soldi inizieranno a essere erogati nel corso delle prossime settimane”.
Bruxelles è pronta per l’approvazione dei primi piani nazionali, ma questo è solo l’inizio del percorso. “Adesso è il momento dell’attuazione“, è il messaggio di von der Leyen per i governi, da cui si attende molto. Ricorda che gli obiettivi di investimento minimi del 20% e del 37% rispettivamente per digitale e sostenibilità sono condizioni immutabili, “ma da quello che vedo ci sono piani più ambiziosi”, che vanno oltre gli obiettivi fissati dall’UE che pure timidi non sono. “Per questo motivo posso dire con rinnovata fiducia ‘lunga vita all’Europa!'”, si lascia andare von der Leyen. Ma per questo ci si attende attuazione rapida ed efficiente delle misure presentate e prossime alla vidimazione.
La Commissione comunque rassicura: non ci saranno assegni in bianco. “Non approveremo alcun piano che non rispetti i requisiti di spesa del 37% e del 20% per green e digitale, e non approveremo alcun piano che non che non soddisfi almeno una parte significativa delle raccomandazioni specifiche per Paese”, dice Valdis Dombrovskis intervenendo per conto della Commissione. Von der Leyen lascia al commissario per un’Economia al servizio delle persone il compito di garantire che non si faranno sconti sulle riforme.
Proprio sulle riforme ha insistito il PPE. Il vicepresidente del gruppo dei popolari, Sigfried Muresan, ha ricordato quanto siano “importanti” per ricevere i soldi del recovery fund, e chiede di vigilare su questo come su tutto il resto. “Più spendiamo e più dobbiamo essere certi che le risorse siano usate per i cittadini e le loro esigenze. Pù spendiamo, più c’è necessità di controllo”. Più netto il tedesco Markus Ferber. “Dobbiamo essere sicuri che le riforme siano legate all’esborso di questi soldi, e la Commissione deve essere rigida a tal proposito”
Se il centrodestra europeo chiede riforme e controlli sulla spesa, gli altri schieramenti insistono sulla qualità. Socialdemocratici e Verdi esortano la Commissione a considerare la natura ‘woman-friendly’ delle misure contenute nei piani di ripresa. “Devono esserci indicatori di genere”, sostiene Iratxe Garcia Peres, capogruppo S&D. “Dobbiamo evitare un aumento della disparità salariale” tra uomini e donne, sottolinea Alexandra Geese, dei Greens.
Dalle fila dei liberali l’appello per non erogare soldi a sostegno di Polonia e Ungheria. “Sarebbe inaccettabile spendere anche un singolo euro là dove sono messi in discussione i nostri valori”, sostiene Valerie Hayer, in un chiaro riferimento al deterioramente dello Stato di diritto nei due Paesi dell’est.
La Sinistra, attraverso Dimitris Papadimoulis, invoca equità e giustizia sociale. “Va evitato che questi soldi vadano nelle tasche di pochi, e fare in modo invece che facciano la fortuna di tutti”. Una richiesta che fa eco a quella dell’S&D, che pretende di considerare anche le politiche sociali nel via libera dei piani.
Tante indicazioni per la Commissione, a cui si chiede meticolosità e inflessibilità di giudizio. E’ in questo dibattito su erogazione dei soldi del recovery fund e controlli di qualità della spesa che Piernicola Pedicini ‘denuncia’ l’Italia di Mario Draghi alla Commissione europea. “L’Italia ha destionato meno del 40% delle risorse europee al Mezzogiorno”, lamenta. “L’Europa sarà al sicuro se l’Italia è al sicuro, e l’Italia sarà al sicuro se il Sud è al sicuro. E il sud sarà al sicuro solo se l’Europa è vigile“. Un invito a non promuovere la strategia tricolore.