Bruxelles – Impedire la partecipazione a concorsi pubblici a persone al di sopra di un certa età non va bene, vuol dire operare una discriminazione, per di più contraria al diritto dell’Unione. La Corte di giustizia dell’UE bacchetta l’Italia e ancora di più il ministero della Giustizia, uscito ridimensionato dalla causa che lo vede coinvolto.
Il 21 aprile 2016, il Ministro della Giustizia ha indetto un concorso per esami a 550 posti di notaio. Il decreto ha fissato a 50 anni il limite di età per poter partecipare a questo concorso. Una persone più anziana ha fatto ricorso, e il caso è finito a Lussemburgo. Il dicastero di via Arenula difende le ragioni, ma i giudici del Granducato hanno un’altra opinione. La Corte UE precisa che il quadro di norme europee in favore della parità di trattamento in materia di lavoro “deve essere interpretato nel senso che esso si oppone a una regolamentazione nazionale che fissa un limite di età di 50 anni per poter partecipare al concorso per l’accesso alla professione di notaio”.
Vengono riconosciute delle eccezioni alla regola. Un criterio di età “potrebbe non costituire una discriminazione nel caso in cui fosse oggettivamente e ragionevolmente giustificata”, nell’ambito del diritto nazionale, da finalità legittime, segnatamente da “giustificati obiettivi di politica del lavoro”, di mercato del lavoro e di formazione professionale, sempre che i mezzi per il conseguimento di tali finalità siano appropriati e necessari. Nel caso specifico non sembra sussistere alcun motivo per invocare eccezioni.
“La norma nazionale non appare, a prima vista, perseguire gli obiettivi che sono stati riferiti dal Governo italiano, quali garantire la stabilità dell’esercizio della professione di notaio per un lasso temporale significativo prima del pensionamento e agevolare il ricambio generazionale e il ringiovanimento del notariato”. Questo il verdetto della Corte di Lussemburgo, che rimanda al giudice nazionale per prendere le decisioni del caso sul ricorso presentato in Italia. Il ministero della Giustizia rischia di perdere.