Bruxelles – Se l’Unione Europea ha un punto di forza in questo decennio digitale, per Roberto Viola, direttore generale di DG Connect (dipartimento della Commissione Europea deputato alle reti di comunicazione e tecnologie), quello è “l’avere uno strumento a disposizione che traduce in realtà le buone intenzioni“. Vale a dire il Programma Europa Digitale, “qualcosa di completamente diverso rispetto al passato, che sviluppa le infrastrutture e implementa le conoscenze”.
La Dichiarazione di Lisbona presentata ieri (martedì primo giugno) da Consiglio e Commissione UE durante l’Assemblea Digitale 2021 è il punto di partenza, “ma dobbiamo essere sicuri che quello che diciamo si concretizzi a favore dei cittadini“, ha spiegato durante il suo intervento Viola, nel corso della seconda giornata di lavori. “Europa Digitale fa parte della stessa famiglia di Horizon Europe, ma in questo programma ci sono i professionisti che implementano infrastrutture e tecnologie“, con l’obiettivo di “costruire, federare e sviluppare” conoscenze e progetti digitali.
Secondo quanto emerge dalle parole del direttore di DG Connect, sono tre i pilastri di questo programma a servizio del decennio digitale dell’Unione Europea. “Prima di tutto dobbiamo sviluppare in modo continuativo il supercalcolo“, a partire da Vega, il primo super-computer di classe mondiale sul suolo comunitario, e “progettare gli investimenti in computer quantistici”. È poi necessario “sviluppare l’intelligenza artificiale e spiegare con chiarezza come vengono utilizzati gli algoritmi”. Un “dovere morale e operativo”, l’ha definito Viola, su cui poter “creare fiducia nei confronti della tecnologia“.
Il terzo pilastro riguarda invece la sicurezza informatica: “L’Europa deve essere un posto più sicuro contro gli attori globali che ci minacciano attraverso il web”. C’è già la determinazione politica, come dimostrato anche dalle parole del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, “ma bisogna anche sviluppare tecnologie e lavorare in concerto con gli Stati membri”. Una base su cui impostare il lavoro è il nuovo centro di sicurezza informatica che avrà sede a Bucarest: “Qui potremo coordinarci con i centri degli altri Paesi europei e formare una rete di competenze per contrastare gli attacchi e prevenire buchi informatici nell’Unione“.
Al centro di tutto il progetto, come più volte ripetuto dalle istituzioni europee, rimane comunque l’essere umano: “Ogni grande viaggio parte dalle persone, per questo vogliamo sviluppare le conoscenze e le competenze dei cittadini europei“. Non a caso questo è anche uno dei quattro punti cardinali della Bussola Digitale 2030. Ma soprattutto, “non è e non sarà mai il mondo delle macchine, ma quello della tecnologia a servizio delle persone”.
Una dimostrazione è la proposta della Commissione Europea di un nuovo regolamento sull’identità digitale (che sarà presentata nella giornata di domani). “Sarà una rivoluzione per l’e-government”, ha promesso il direttore generale Viola. “I cittadini devono essere padroni della scelta delle informazioni da fornire, in base alle necessità specifiche, e controllare la propria identità anche nel mondo digitale”. Proprio qui interviene il Programma Europa Digitale: “Servono sistemi interconnessi, strutture di blockchain federate e servizi cloud sicuri, tutti aspetti che stiamo già sviluppando”.