Bruxelles – È “incondizionato” l’appoggio del segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, a Stati Uniti e UE, nelle rispettive decisioni di imporre sanzioni contro il regime dell’autoproclamato presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko. Il “messaggio di unità” dei partner dell’Alleanza Atlantica è arrivato oggi (martedì primo giugno) al termine della riunione dei ministri degli Esteri, come ulteriore conferma della dura risposta dell’Occidente al dirottamento su Minsk del volo Ryanair di domenica 23 maggio e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e la compagna Sofia Sapega.
“È stato un atto che ha potenzialmente violato il diritto internazionale del volo e che è certamente contrario alla libertà di espressione”, ha commentato duramente Stoltenberg. Il segretario generale della NATO ha accolto con favore la prossima apertura di un’indagine indipendente da parte dell’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO), ma ha anche intimato al presidente Lukashenko di “liberare immediatamente i due prigionieri“. Il dossier sulla Bielorussia era una delle “sfide comuni alla nostra sicurezza, che dobbiamo affrontare insieme” per “coordinarci contro le minacce globali”.
Così si spiega il “chiaro messaggio di sostegno” alle sanzioni di Washington e Bruxelles. Durante il Consiglio Europeo della scorsa settimana, i leader dell’Unione avevano deciso non solo di imporre una no fly zone sul Paese e chiudere lo spazio aereo alla compagnia di bandiera Belavia, ma anche di aggiornare la lista nera di persone ed entità della Bielorussia colpite dalle sanzioni UE (già il 10 maggio era stato annunciato un quarto pacchetto dall’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell). Dalla Casa Bianca è arrivata invece venerdì scorso (28 maggio) la comunicazione che a partire da giovedì 3 giugno saranno reintrodotte sanzioni contro nove imprese collegate al regime bielorusso e che saranno considerate nuove misure “in coordinamento con l’Unione Europea e gli altri alleati”.
Intanto, sul fronte orientale, il presiedente bielorusso esce rinvigorito dall’incontro di venerdì a Sochi con l’omologo russo, Vladimir Putin. Oltre alla seconda tranche da 500 milioni di dollari del prestito di Mosca a Minsk (su un totale di 1,5 miliardi accordati il 14 settembre dello scorso anno), come confermato anche dal portavoce di Putin, Dmitri Peskov, Lukashenko sarebbe pronto a ricevere “armi moderne” dall’alleato. Citato dall’agenzia stampa russa Interfax, il presidente bielorusso si è rallegrato del fatto che non ci sia stata “nessuna discussione sul dispiegamento permanente di forze russe o l’apertura di basi sul nostro territorio”. Uno scenario che potrebbe verificarsi solo “se dovessero sorgere delle preoccupazioni o se dovessimo vedere un’intensificazione dell’attività della NATO, fino a un conflitto militare“. In quel caso, “le forze russe saranno schierate in Bielorussia”.
Per quanto riguarda il caso dell’arresto del giornalista e della compagna, Lukashenko ha seccamente commentato che “le indagini saranno svolte in Bielorussia“. Lo avrebbe riferito anche al presidente Putin a Sochi. Sulla questione della possibile competenza di Mosca sul caso erano nate delle speculazioni nei giorni precedenti all’incontro, dal momento in cui Sapega, studentessa 23enne di un master all’Università Europea di Scienze Umanistiche di Vilnius, è una cittadina russa.