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    Home » Cronaca » Certificato COVID, Commissione UE propone di allentare le restrizioni ai viaggi ma mantiene un “freno di emergenza”

    Certificato COVID, Commissione UE propone di allentare le restrizioni ai viaggi ma mantiene un “freno di emergenza”

    La proposta al Consiglio sugli spostamenti dentro l'area di libera circolazione Schengen che tenga conto del EU Digital Covid Certificate operativo dal primo luglio per un approccio coordinato all'allentamento delle restrizioni. La proposta prevede un 'freno di emergenza' nel caso in cui la situazione epidemiologica stesse peggiorando, con la possibilità per gli Stati di imporre nuove misure restrittive per la sicurezza pubblica, purché siano proporzionate e non discriminatorie

    Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
    31 Maggio 2021
    in Cronaca
    viaggi

    Bruxelles – Con l’accordo politico sul EU Digital Covid Certificate, il pass europeo per viaggiare in Europa, le Istituzioni di Bruxelles concordano sul principio generico che se si dispone di un certificato digitale (con le tre possibilità di prova di vaccinazione, test PCR o rapido o prova di guarigione) non si dovrebbe essere soggetti a ulteriori restrizioni all’arrivo in un Paese dell’area Schengen a meno che ciò non sia strettamente necessario per proteggere la salute pubblica.

    Per rendere effettivo questo principio, la Commissione europea propone oggi (31 maggio) un aggiornamento della raccomandazione del Consiglio dell’UE sugli spostamenti interni all’area di libera circolazione Schengen, che tenga conto Certificato COVID per un approccio coordinato all’allentamento delle restrizioni ai confini. La proposta prevede un ‘freno di emergenza’ nel caso in cui la situazione epidemiologica stesse peggiorando, con la possibilità per gli Stati di imporre nuove misure restrittive per la sicurezza pubblica, purché siano proporzionate e non discriminatorie”, ribadisce in conferenza stampa il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, illustrando la raccomandazione trasmessa agli Stati.

    Come tutte le raccomandazioni della Commissione, si tratta di misure non vincolanti per gli Stati membri, unici competenti per la gestione dei propri confini, sia interni che esterni. Per questo, se in linea teorica hanno concordato di non sottoporre chi viaggia con il pass europeo a ulteriori restrizioni, in realtà hanno la possibilità di farlo. Con la proposta di oggi agli Stati, l’Esecutivo cerca di mettere insieme criteri comuni per l’uso del Certificato in Europa e aprire la stagione turistica con meno restrizioni di quante ce ne siano state finora. Il sistema operativo alla base del Certificato – chiamato gateway – sarà operativo a partire da domani, primo giugno, pronto per essere usato dagli Stati membri a partire dal primo di luglio, quando il regolamento sarà in vigore. 

    Criteri comuni

    Il Certificato dimostrerà se una persona è stata già vaccinata (e con quale vaccino), o in alternativa se ha un test recente negativo al Covid-19 (sia molecolari PCR che rapidi dell’antigene se accettati) o ancora sulla presenza di anticorpi che indicano la guarigione dalla malattia. In primo luogo, le persone completamente vaccinate (quindi con doppia dose o con una nel caso di Johnson&Johnson che ne richiede solo una) in possesso di certificati di vaccinazione in linea con il Certificato digitale Covid dell’UE non dovrebbero essere sottoposte a tampone o alla quarantena a partire da 14 giorni dopo aver ricevuto l’ultima dose di vaccino. Allo stesso modo, anche chi è guarito dalla malattia e con almeno una dose di un vaccino che richiede due dosi dovrebbe essere esentato da ulteriori test o quarantene all’arrivo.

    Qui la Commissione chiarisce alcuni dettagli su come considerare chi è guarito dalla malattia e chi dispone di un tampone perché non ancora vaccinato: per chi è guarito dalla malattia, dovrebbe essere esentate dai test relativi al viaggio o dalla quarantena durante i primi 180 giorni dopo un test PCR positivo. Mentre per chi è in possesso di un tampone negativo, la Commissione propone un periodo di validità standard: 72 ore per i test PCR molecolare e, se accettato dallo Stato in cui ci si sta recando, 48 ore per i test rapidi dell’antigene.

    Prevista la possibilità di tornare indietro sui propri passi con un “freno di emergenza”: gli Stati membri possono reintrodurre misure restrittive anche per le persone vaccinate e guarite se la situazione epidemiologica si deteriora rapidamente o se è stata segnalata un’elevata “prevalenza di varianti preoccupanti o di interesse”. Quando e se gli Stati membri decidono di introdurre misure restrittive, dovrebbero affidarsi alla mappa a colori realizzata su base settimanale dal Centro europeo di controllo e prevenzione delle malattie (ECD) e pubblicata qui.

    Per chi arriva da aree verdi non dovrebbero esserci restrizioni; per i viaggiatori dalle zone arancioni, gli Stati membri potrebbero richiedere un test pre-partenza (antigene rapido o PCR); per chi arriva da zone rosse, gli Stati membri potrebbero imporre ai viaggiatori di sottoporsi a quarantena, a meno che non abbiano un test pre-partenza (antigene rapido o PCR); infine a chi parte da zone rosso scuro, i viaggi non essenziali “dovrebbero essere fortemente sconsigliati” e rimangono gli obblighi di test e quarantena. La Commissione propone di modificare anche i criteri con cui viene “colorata” la mappa dell’ECDC: per le aree contrassegnate in arancione la proposta è di aumentare la soglia del tasso cumulativo di notifica dei casi COVID-19 di 14 giorni da 50 a 75; per le aree rosse la proposta è di portarli dagli attuali 50-150 a 75-150.

    Nella proposta si specifica che i minori che viaggiano con i propri genitori non dovrebbero essere sottoposti alla quarantena quando i genitori non saranno sottoposti a quarantena, ad esempio perché già vaccinati. Anche i bambini sotto i 6 anni dovrebbero essere esentati dai test relativi al viaggio.

    “Un approccio coerente è essenziale per il mercato interno e anche per i cittadini dell’UA dovrebbe sapere qual è la situazione prima di decidere di viaggiare spendendo soldi o prenotare vacanze”, ha sottolineato Reynders in conferenza stampa. Ai Ventisette governi viene richiesto di adottare un approccio comune sul modo in cui questi certificati dovrebbero essere utilizzati per viaggiare. “Oggi abbiamo proposto al Consiglio di chiarire il modo in cui farlo”, spiega il commissario. Ad esempio, diversi Stati membri hanno già mostrato l’intenzione di usare il Certificato anche per altri usi oltre che per il viaggio, come l’accesso a concerti o altri eventi. “Questo è possibile se esiste una legislazione nazionale che autorizza questo tipo di pratica”, chiarisce il belga che tuttavia ritiene essenziale anche in questo caso “maggiore coerenza e armonizzazione per tutti i cittadini”.

    La Commissione chiede al Consiglio di “adottare prontamente questa nuova proposta”, in modo da garantire che il Certificato digitale dell’UE ci sia in tempo per l’estate.

    Tags: area SchengenCertificato digitale covid uecommissioneconsigliocoronavirusCovid 19Didier Reyndersdigital green passEU Digital Covid Certificateturismovacanzeviaggi

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